GIOVANNI SEGANTINI
Il pittore delle montagne
Giovanni Segantini nacque il 15 gennaio 1858 ad Arco in Trentino, allora territorio austriaco.
Il padre era un venditore ambulante che si spostava anche a Milano per cercare fortuna; la madre una donna da una fragile salute. Dopo la morte della madre nel 1865, Giovanni fu portato dal padre a Milano, per essere affidato alle cure della sorellastra Irene, in realtà non molto interessata alle sorti di suo fratello.Nel 1866 morì anche il padre e Segantini a seguito della solitudine e delle continue sgridate da parte della sorella Irene, decise di fuggire in Francia. Fu però salvato da due passanti che lo lasciarono vivere con loro.
Nel 1870 venne arrestato per ozio e vagabondaggio, rinchiuso nel riformatorio Marchiondi.Nel 1873 lasciò il riformatorio grazie al fratellastro Napoleone che lo portò con sé come garzone presso il suo laboratorio di fotografia a Borgo Valsugana, finalmente e di nuovo sulle montagne.
Segantini tornò a Milano nel 1875 per iscriversi ai corsi dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Qui, lo studio accademico si fuse con l'opera verista e soprattutto con l'espressività della Scapigliatura.Nel 1879 Segantini fu notato dal critico e gallerista Vittore Grubicy de Dragon con cui sviluppò un rapporto d'amicizia e d'affari, e che lo portò a maggiore stabilità economica, notorietà e riconoscimenti.I viaggi che Grubicy fece nel corso della sua vita, lo portarono a conoscere i maggiori centri europei del commercio d'arte, divenendo una guida dell'avanguardia culturale milanese, che sempre influì Segantini.
Oltre a Grubicy, Giovanni conobbe altri artisti fra cui Carlo Bugatti, famoso per la realizzazione di mobili e fratello di Luigia (Bice), divenuta in seguito compagna di vita dell'artista.
Nel 1880 si spostò con la famiglia presso il lago di Pusiano. Oltre il ritorno al vero e alla natura, Segantini sviluppava continuamente il suo interesse nella luce, nei tagli compositivi. In questo periodo aumentarono i soggetti pastorali, i lavori agresti, i valori positivi e la spiritualità della natura.
Nel 1886 Segantini si trovò ad essere un artista apolide: l'Austria non conoscendone il domicilio lo considerò renitente alla leva. La sorella aveva richiesto anche per lui la rinuncia alla cittadinanza austriaca, ma non la residenza nel comune di Milano, obbligatoria per divenire cittadino italiano.
Non potendo più tornare in Trentino, decise di fermarsi a Savognino, borgo svizzero nella zona dei Grigioni. Artisticamente la permanenza in quella città fu segnata dalla creazione della 2ª versione di Ave Maria a Trasbordo, considerata opera che sancì la nascita del Divisionismo segantiniano, sviluppato parallelamente al puntinismo francese. Segantini decise di usare gli esiti scientifici degli studi ottici per ottenere i risultati che desiderava nelle sue opere, mai fini a sé stesse.
Cariche di Simbolismo, le opere di Segantini dovevano rappresentare la condizione umana di fronte alle dominanti forze naturali. Nei primi anni '90, ottenuta un'autonomia artistica, ruppe con Grubicy che voleva controllare ancora le sue opere e instaurò un buon rapporto con il fratello di costui, Alberto. Nel 1891 Le Due Madri fu considerato a Brera simbolo del divisionismo, una visione laica calata nel mondo naturale.
In quel momento Segantini era continuamente apprezzato anche all'estero. Sorprende ancora oggi scoprire in Segantini una pittura così evoluta nonostante avesse avuto un'istruzione molto limitata e soprattutto non frequentando di persona gli artisti, rimanendo isolato nelle campagne e sulle montagne.
Nel 1894 abbandonò Savognino per debiti non saldati. Decise di trasferirsi in Alta Engadina, a Maloja. A 1890m Segantini visse nello chalet Kuoni, costruzione lignea di 3 piani, affiancato da una costruzione circolare che usava soprattutto come luogo di lettura e studio. Lavorava all'aperto e in inverno si spostava con la famiglia a Soglio, un po' più a bassa quota. Nel 1895 partecipò alla Prima Esposizione Internazionale di Venezia. In Svizzera invece, propose all'associazione degli albergatori engadinesi la realizzazione di un Panorama dell'Engadina, da presentare all'Esposizione Universale di Parigi nel 1900. Il progetto prevedeva un padiglione circolare di 58m di diametro che avrebbe ospitato l'Engadina con cascate, suoni, luci, animali, flora, pittura. Nonostante gli albergatori decisero di sostenere il progetto, non fu alla fine portato a termine per gli alti costi di realizzazione e collocamento in Parigi.Il progetto però non fu completamente lasciato, ma trasformato nel grande Trittico con le tre tele dedicate alla Vita, alla Natura, alla Morte.
Nel settembre del 1899 salì sullo Schafberg per ultimare i monti della Natura, ma si ammalò e passò una settimana con una acuta appendicite. La scomodità della baita, il freddo, il vento, peggiorarono le sue condizioni di salute. L'amico dott. Bernhard non poté fare nulla contro la definitiva peritonite che lo colpì e morì la notte del 28 settembre. Nei suoi ultimi giorni, nello chalet, Segantini chiedeva di poter continuare a vedere le sue montagne e veniva accostato nel letto alla finestra. Fu sepolto nel cimitero di Maloja.
OPERE E PERCORSO ARTISTICO
Il Coro di Sant'Antonio – Olio su tela 1879 – Gallerie d'Italia Mi
L'opera fu presentata nel 1879 all'Esposizione Nazionale di Brera, ricevendo una medaglia.
In un interno buio Segantini aveva accentuato il chiaroscuro, e dando valore alla luce che diviene protagonista della tela, svela i dettagli della scena, del coro, dell'abito del chierico con un elevato naturalismo. L'opera è frutto delle sperimentazioni luministiche.
In quest'opera Segantini fu influenzato dalla Scapigliatura di Tranquillo Cremona. In un ambiente indefinito due donne, di cui solo il volto è ben visibile, conversano. La donna bionda che è Bice tiene in braccio un bambino, Gottardo primo figlio della coppia. L'amica in parte in ombra, reca in mano un ventaglio.
Pennellata vibrante, tocchi bianchi, linea non definita, luce e ambiente rendono la scena molto vivace.
A Messa prima – Olio su tela 184-86 – Museo Segantini ST Moritz
L'opera è una ridipintura della tela intitolata Non Assolta, allusione alla maternità di Bice, ritenuta scandalosa perché non sposata e residente nella piccola Pusiano. Dell'opera precedente è mantenuta la gradinata con balaustra e la facciata della chiesa barocca di Veduggio, nonostante nella realtà si trovasse sul lato opposto. Cancellata la donna che scendeva le scale leggendo un libro di preghiere con un cagnolino e tre frati curiosi in cima, fu sostituita da un anziano parroco che sale lentamente le stesse scale, curvo e con volto abbassato. La luce del primo giorno illumina la facciata della chiesa, ma non il religioso che sembra totalmente isolato. Il messaggio che Segantini vuole dare è che il messaggio divino non è portato dai ministri della chiesa, ma dalla natura che con la sua armonia e serenità, è resa protagonista dall'artista. “L'arte deve rimpiazzare il vuoto lasciato in noi dalle religioni [...]”
Alla Stanga – Olio su tela 1886 – Gam Roma
Nonostante il paesaggio sembri semplice, esso è stato costituito seguendo uno studio molto accurato.
L'opera fu realizzata a Caglio in 6 mesi. La catena montuosa alle spalle fu così strutturata da Segantini per dare più aria alla scena, poiché in realtà così da Caglio la catena non è visibile. Le contadine furono ingaggiate come modelle e la mucca centrale, affinché rimanesse più tempo possibile nella posizione di leccarsi il ventre, veniva spesso punzecchiata dall'artista.
La natura eterna accomuna uomini e animali, vera protagonista. L'uso di pennelli diversi e la vibrazione del colore dell'erba in primo piano, resero subito l'opera un capolavoro. Due anni dopo l'esecuzione, fu acquistata dal governo italiano.
Considerata prima opera divisionista nonostante l'applicazione del colore separato non fu applicata scientificamente, è seconda versione dell'omonimo dipinto premiato ad Amsterdam nel 1883. Secondo testimonianza, fu Vittore Grubicy che spinse Segantini a Savognino a rifare il tutto con tecnica nuova.
La stesura tradizionale fu affiancata da filamenti di colore, costruendo con tratti circolari il cielo. L'effetto di luce e i riflessi dell'alba sono molto giocati e si rispecchiano vivamente sul dorso delle pecore. Sullo sfondo vi è il villaggio di Bosisio. L'opera è molto spirituale e solenne, e nuovamente sottolinea il legame tra uomini, animali e natura.
Le due Madri – Olio su tele 1889 – Gam Milano
Divisionismo e simbolismo. In una stalla rischiarata da una lanterna, una madre sonnecchia seduta, tenendo in grembo il figlioletto addormentato. Presente a fianco un'altra coppia, una mucca che mangia e il proprio vitellino sdraiatole vicino. Un'atmosfera intima è rischiarata da una lanterna che il pittore aveva coperto con della carta, al fine che avesse un effetto notturno e morbido. Il chiarore è reso dalla tecnica divisionista con pennellata fitta e minuta.Esposta nel 1891 alla prima Triennale di Brera, fu considerata un grande manifesto della nuova tecnica.
Mezzogiorno sulle Alpi – Olio su tela 1891 – Museo Segantini St Moritz
Un cielo senza nuvole, una luce intensa, una donna che fissa l'orizzonte, il prato verdeggiante. Tre pecore brucano l'erba indisturbate, sull'altopiano coperto da ghiacciai e cime innevate. I diversi elementi della scena sono insieme pur non colloquiando tra di loro.L'opera simbolista comunica l'accettazione della vita dettata dalla natura. Il divisionismo si manifesta con una tessitura cromatica pastosa, fatta a virgole di colori complementari. Splendida la percezione dei blu diversi del cielo e dell'abito di Baba, domestica e tata della famiglia Segantini.
L'angelo della Vita – Olio su tele e oro in polvere 1894 – Gam Milano
L'opera è frutto dell'idea di Segantini che mescola un paesaggio reale, una riconoscenza alla tradizione figurativa italiana ed elementi del Simbolismo europeo. Richiamante anche i Preraffaelliti, l'opera presenta al centro una madre Madonna con Bambino, seduta su un trono naturale di betulla, immersa nel paesaggio reale del lago di Sils vicino a Maloja. Il significato dell'immagine è quello della madre generatrice, della natura
distruttrice, universale, cristiana e laica.
L'Amore alla fonte della Vita – Olio su tela 1896 – Gam Milano
In una lettera al critico Domenico Tumiati, Segantini illustra l'opera:
“ Rappresenta l'amore giocondo e spensierato della femmina, e l'amore pensoso del maschio, allacciati assieme dall'impulso naturale della giovinezza e della primavera... Un angiolo, un mistico angiolo sospettoso, stende la grande ala sulla misteriosa fonte della vita. L'acqua viva scaturisce dalla roccia, entrambi simboli di eternità”.
Il simbolismo dell'opera è evidente anche nei dettagli della natura circostante: i rododendri che raffigurano l'amore eterno, gli arbusti sempreverdi dell'eterna speranza, le vesti bianche che richiamano i gigli. Amata negli ambienti secessionisti, l'opera possiede un elevato effetto decorativo.
Lettura Consigliata:
Segantini
Prefazione di Gottardo Segantini
Skira Masters
2014 - 192 pag
Leggi questo libro per scoprire meglio l'artista delle montagne che aveva lavorato anche a Milano!
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