LA CASA DEI BAMBINI
Scuola con metodo Maria Montessori.
Il Secolo XX
Marzo 1910
Anno IX - N°3
In mezzo alle case popolari che
l'Umanitaria ha eretto a Milano in via Solari e nel quartiere detto
delle Rottole, vennero aperti per opera della medesima Società,
degli asili infantili, destinati ai soli piccini appartenenti alle
famiglie che abitano in quelle case. Sotto la sorveglianza di
pazienti e attente direttrici i bambini passano buona parte della
giornata vicini alle loro abitazioni ed ai loro parenti.
Ma non è
questa la sola originalità dei nuovi asili. I bambini non vi sono
istruiti ed educati col solito metodo froebeliano, ma con quel metodo
scientifico razionale che la dottoressa Maria Montessori ha applicato
per prima, con meravigliosi risultati, in alcune case popolari di
Roma. Quale sia questo metodo e come funzionino le Case dei Bambini,
ora istituite a Milano, narra nelle seguenti pagine Cordelia, che
tanti preziosi scritti ha destinato all'infanzia, e che si è data
ora con grande ardore alla risoluzione dei nuovi problemi sociali che
riguardano particolarmente l'elevazione intellettuale e politica
della donna e l'educazione e l'assistenza dell'infanzia.
[…] in un tempo di progresso e
redenzione sociale, in questi ultimi anni sorsero asili per
l'infanzia, ospedali pei bambini, rifugi per la fanciullezza
abbandonata, al punto che oggi la puericoltura occupa un posto
importante nelle nostre istituzioni sociali, il benessere del bambino
sta nelle menti e nei cuori di tutti […]
LA SCUOLA IN CASA
Era naturale che dopo aver edificato
immensi quartieri popolari e dato ai lavoratori case semplici,
pulite, piene d'aria e di sole, sorgesse la preoccupazione della
quantità di bambini non ancora in età di frequentare la scuola, che mentre i
genitori erano al lavoro, sarebbero rimasti abbandonati, esposti a
mille pericoli, portando in casa il disordine, o uscendo incoscienti
sulla via […]
Per evitare simili inconvenienti ecco
sorgere la bella ispirazione di aggiungere ad ogni gruppo di case un
quartiere dedicato ai bimbi degli inquilini, una specie di scuola in
casa, dove la mamma, prima di andare al lavoro, possa affidare i
propri figli ad una direttrice, che fa lo stesso ufficio
dell'istitutrice delle case dei ricchi. […]. La scuola in casa,
oltre ad essere di una pratica utilità, è un'opera altamente
umanitaria ed educatrice per le famiglie.
IL METODO MONTESSORI
Uno dei più grandi vantaggi della casa
dei bambini, è il metodo adottato nell'educazione dei suoi piccoli
ospiti. E' un metodo meraviglioso, il più logico, il più razionale
che si conosca: non affatica i giovani organismi, ma prepara le
piccole anime alla conquista del sapere.
Lo dobbiamo alla dottoressa Montessori,
che dopo aver esperimentato il metodo pedagogico-scientifico,
studiato nelle opere di Itard e Seguin a beneficio dei fanciulli
idioti, sorpresa vedendo come quel metodo riusciva ad elevare la
personalità, […] pensò quali splendidi risultati si sarebbero
ottenuti se lo stesso metodo fosse stato applicato allo sviluppo dei
fanciulli normali, e col cuore d'un filantropo, colla fede d'un
apostolo, si diede a diffondere la sua idea luminosa […].
Nelle case dei bambini, nessun premio o
castigo, nessuna costrizione; si lasciano crescere in libertà
secondo la loro indole o la loro inclinazione; la direttrice
interviene soltanto quando minacciano di prendere delle cattive
abitudini; essa fa l'ufficio di quell'agricoltore, il quale prepara
il terreno affinché le giovani piante del suo giardino crescano
vigorose, lasciando che si sviluppino in piena libertà, all'aria,
alla luce e si cura soltanto di raddrizzare i rami che prendono una
cattiva piega.
La dottoressa Montessori scrisse un
libro sul metodo […], e in quelle pagine le madri potranno trovare
certe norme per educare i loro figliuoli; io mi contenterò di
narrare l'impressione che riportai visitando le case dei bambini,
perché se ero persuasa dalla bontà del metodo, avendo letto il
libro della Montessori e udita la sua parola eloquente, dopo la mia
visita alla casa dei bambini, ne rimasi tanto convinta che vorrei
trovare parole efficaci per trasmettere la mia convinzione nell'animo
dei miei lettori.
VISITA ALLA CASA DEI BAMBINI
[…] La prima volta che visitai una
casa di bambini era una ridente giornata di maggio e il sole baciava
le mura bianche delle case popolari dell'Umanitaria in Via Solari.
Centinaie di finestre dell'immenso edificio erano aperte all'aria e
alla luce. I vari quartieri erano congiunti da piccole terrazze
semplici e pulite, negli spaziosi cortili si aprivano le porte che
conducevano alle case popolari e nella modesta semplicità di
quell'ambiente spirava un'aria di benessere e di pace. […]
Salii alcuni gradini e apersi l'uscio,
senza farmi annunciare. Non avevo varcato ancora la soglia della
stanza, che una schiera festosa di bimbi mi venne incontro col
sorriso sulle labbra, gli occhietti vivi e allegri, ben cinquanta
manine si stesero per stringere la mia e mi sentii salutare da
piccole voci allegre. […]
Erano i padroncini di casa che
accoglievano nel modo migliore l'ospite inattesa. La direttrice stava
in un angolo quasi nascosta e sorrideva alla piccola schiera. Ma ecco
i piccini vanno a gara per offrirmi una sedia, poi mi vengono intorno
per osservarmi: uno mi tocca il vestito, un altro ammira alcuni
ciondoli che pendono dal mio orologio, altri invece si specchiano nel
pomo lucente dell'ombrellino che tengo in mano. La direttrice non
interviene ed io le sono riconoscente. Quei bimbi sono bene educati,
hanno movimenti così discreti, che non mi danno noja, poi alla loro
età è tanto naturale voler sapere, scoprire l'ignoto, volgersi alla
cosa nuova come la farfalla alla luce, li trovo così carini colla
loro aria di sorpresa, di piacere, di indagine dipinta in volto,
ognuno ha una espressione diversa […].
Mentre essi mi passavano in rivista, io
guardavo intorno ed osservavo la loro casa. Tutto era lindo, gaio,
ordinato: piccoli armadi occupavano da un lato la parete, in buon
ordine ma sparsi in mezzo alla camera seggioline e tavolini; sulle
bianche pareti dei dipinti un po' primitivi in modo da esser compresi
dalle menti infantili, poi alcune fotografie dei nostri capolavori,
davano alla stanza una nota artistica; sugli armadietti vasi di
fiori, tovagliette bianche; e da un lato la lavagna, il pianoforte e
una porta aperta sopra un piccolo lembo di terra dove svolazzano
colombi ed altri animali domestici.
Quando ebbi tutto osservato in giro,
chiesi ai bimbi che cosa sapessero fare. Lesti come caprioli corsero
ad aprire i piccoli cassettini, ne tolsero diversi oggetti e si
sedettero in buon ordine presso i tavolini per mostrarmi le loro
abilità. Quella stanza fu in un attimo mutata in laboratorio, ed era
uno spettacolo curioso veder i piccoli lavoratori divenuti seri e
silenziosi.
Gli esercizi delle case dei bambini
sono semplici e tutti tendono ad esercitare gradatamente i sensi
senza stancarli e possibilmente ad uno scopo pratico. Ecco un piccino di tre anni tutto
intento ad incastrare dei cilindri di diverse grandezze in un
rettangolo dove ognuno di quei pezzi deve trovare il posto assegnato;
una bambina divide invece una quantità di matasse di seta per colore
e unisce tutte le sfumature della medesima tinta. Un'altra tiene in
mano due liste nelle quali ci sono occhielli e bottoni e cerca di
unirle allacciandole; un piccino riempie delle figure geometriche
disegnate sulla carta con tratti di matite a colori, oppure delle
cartoline o disegni di animali, di case e di altri oggetti, e dice di
dipingere.
Dopo qualche minuto, ecco tutti correre
a me a mostrarmi trionfanti il lavoro compiuto. I più grandicelli, invece, mi chiamano
presso i loro tavolini dove avevano schierato le lettere
dell'alfabeto che tenevano divise in scatole a diverse caselle come
quelle dei compositori tipografi. Anche questi pur facendo il
medesimo esercizio rivelano un carattere diverso e una spiccata
individualità.
Un bimbo dispone sul tavolino le
lettere dell'alfabeto in modo da formare il suo nome nel desiderio di
farsi conoscere da me. Un altro chiede il mio e lo scrive senza
esitazione; una bambina non chiede nulla, ma scrive una frase
gentile: grazie della sua visita; alcuni invece danno sfogo alla loro
allegria scrivendo: viva la casa dei bambini.
Io rimasi sorpresa nel vedere come
bimbi dai quattro ai cinque anni avevano potuto imparare da sé
facilmente, senza sforzo, senza pressioni coi segni che avevano in
mano, a formare non solo parole ma intere frasi, provando la gioja di
far ogni giorno una nuova conquista, un nuovo progresso. […]
IL METODO D'INSEGNAMENTO
Chiesi alla direttrice in qual modo si
potesse ottenere in poco tempo così splendidi risultati e mi spiegò
il metodo semplice, diviso in tre tempi; se si tratta di colori, la
direttrice spiega mostrando un qualunque oggetto: questo è rosso,
questo è verde, questo è turchino, poi dice: dammi il rosso, dammi
il verde, ecc., il terzo tempo consiste nel chiedere che colore è
questo: se riescono a capir subito sono contenti come se avessero
fatto una scoperta, se non riescono a comprendere, nessuno li
rimprovera, e si ripete l'esercizio il giorno dopo, e o prima o poi
tutti imparano senza fatica quando il loro occhio si è esercitato a
distinguere e la loro mente è arrivata a discernere la diversità da
un colore all'altro. Così si procede per le lettere dell'alfabeto,
per i numeri; dopo imparato un esercizio, si passa ad uno nuovo, e
così via di seguito; è nel riempire colla matita le figure
geometriche che i bimbi imparano a maneggiare il lapis divertendosi;
dopo aver preso famigliarità col tatto della forma delle lettere
dell'alfabeto, che sono a rilievo, a smeriglio sopra dei cartoni, che
la direttrice mette loro in mano, un bel giorno formano quasi
inconsciamente le parole con una matita sulla carta o con un
bastoncino sulla sabbia del giardino e saltano dalla gioja scoprendo
che sanno scrivere come i grandi.
Poi ci sono gli esercizi all'aria
aperta. Quando le case dei bambini hanno un piccolo pezzo di terra a
loro disposizione, un bambino semina qualche pianta e si interessa
tanto a vederla crescere e germogliare, che gli pare quasi che quella
pianticella sia opera sua.
La direttrice cerca anche di suscitare
fra i bimbi una gara di buona educazione. Così insegna loro a
muoversi con grazia, a porgere con garbo un oggetto; quando entrano
alla mattina per primo esercizio insegna loro a lavarsi le manine ma
con metodo, senza spargere l'acqua intorno alla camera, poi si
aiutano a mettersi reciprocamente il grembiule pulito e lo allacciano
con facilità. […]
Mentre la direttrice mi dava queste
notizie, io pensavo quale grande beneficio dalla casa dei bambini
deve spargersi in tutto il quartiere popolare; quei bimbi bene
educati faranno sorgere una gara di buona educazione fra i loro
genitori che si studieranno d'imitarli per non essere da meno, non
perdere la loro autorità. […]
Le famiglie adorano la direttrice che
riguardano come la fata benefica della loro casa, poi apprezzano la
comodità di averla sempre alla loro portata: è l'amica di tutte le
mamme, la signora intelligente, educata, che occupandosi dei bambini,
permette loro di andar al lavoro senza rammarico; a lei ricorrono
nelle incertezze, si consigliano nei dubbi e possono parlarle dei
bimbi, argomento inesauribile per le mamme affettuose. […]
l'istruzione delle dirigenti è basata sull'osservazione, sullo
studio della psiche dei piccoli esseri affidati alle loro cure; il
loro ufficio deve essere più suggestivo che attivo, esse devono
avere quell'entusiasmo che ha lo scienziato, che tutto dimentica per
scoprire i segreti della natura. E nel bambino sta nascosto un
piccolo mondo avvolto nel mistero; è un'anima nuova che si apre alla
vita, che acquista ogni giorno nuova energia, e deve esser diretta
con intelletto ed amore. […]
SPERANZE PER L'AVVENIRE
[…] E' certo che dopo la mia visita alla
casa pei bambini, ho provato un grande conforto per il progresso
fatto nella pedagogia infantile ed ho sentito una fede nuova sorgere
nell'anima mia, pensando all'avvenire.
Una nuova speranza mi sorride e mi
conforta, e non certo, perché nei secoli futuri si potrà spaziare
nei cieli colle macchine volanti, né perché nuovi mondi saranno
rivelati ai nostri sguardi, ma perché avremo un'umanità più
educata, più civile e più equilibrata, la quale, meglio che la
parità delle ricchezze e della dottrina, varrà ad unire gli uomini
fra loro in un vincolo di fratellanza ed amore.
CORDELIA
Fotografie Treves
Nel 1902, l'editore Treves scende in campo con Il Secolo XX. Rivista popolare illustrata; la vecchia Illustrazione Italiana
ha già il suo pubblico e all'editore è necessario un mensile popolare
da usare come palestra per la propria scuderia di autori. Gerente
responsabile è Elia Ghiringhelli. Il mensile affronta argomenti di
cronaca, attualità e letteratura. Dal 1907 anche Il Secolo XX
si aprirà sulle eleganti copertine a colori di Duilio Cambellotti,
Rodolfo Paoletti, Luigi Bompard. Numerose le illustrazioni e le foto;
fino al 1933, anno in cui cessarono le pubblicazioni, avrà come
collaboratori più assidui tra gli illustratori Marcello Dudovich, Enrico
Sacchetti e Filiberto Mateldi.
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