I COLOMBI AMBROSIANI
Curiosità e Varietà della Vita e dell'Industria
Il Secolo XX
Febbraio 1906
Anno V - N°2
Un ventennio fa, il forestiero, lasciando Milano, riportava seco la predominante impressione di una città fortemente industriale, ampia, movimentata da mille varie energie.
Oggi, invece, aggiunge con compiacenza l'esclamazione: - Milano è una gran bella e gentile città! -
E che Milano proceda attivamente verso la sua totale riforma estetica lo dimostra nel nuovo sistema delle sue strade, nei suoi sontuosi palazzi, nei quali la bella e pura architettura lombarda spesso sbalza ai concepimenti architettonici più bizzarri e moderni, nella sua ricca e varia illuminazione, nelle sue spaziose e geometriche piazze, nei suoi viali alberati, nelle sue ville. Tutta opera di pochi anni a questa parte.
E nella sua grande trasformazione estetica ha trovato pure la nota gentile. Chi mai, infatti, oggi, visitando la bella e industriale Milano, rumorosa di campane di trams, di trombe di automobili, di campanelli di cicli e bicicli, di schioccare di fruste e d'incitamenti gutturali di cocchieri e carradori, piumata su mille tetti dal fumo dei comignoli di mille opifici, chi mai potrebbe pensare che assisterà, soffermandosi in una piazza, quella alla Scala, fra tanta intensità di vita, al tranquillo, innocente beccare di una numerosa e fidente famiglia di colombi?
- Vennero dalla dorata città della laguna? Da dove? - Si domandano molti.
No. Chi può saperlo? Vennero, e si son naturalizzati milanesi.
Vennero, non si sa da dove, forse dalla Sardegna, dall'isolotto presso Elmas, famoso per i suoi nidi di colombi, forse da Malta o da Barcellona, dalla Dalmazia o dalla Sicilia, figli della gran madre, la Columba livia, o comunemente colomba torraiola, perché nidifica nelle torri.
Vennero e si son naturalizzati milanesi e vivono del pane che Milano a nessuno nega, e se ne mostrano riconoscenti e alteri, scorazzando dal capo immobile di Leonardo ai cornicioni della Galleria, dalle finestre di Palazzo Marino alla loggia della Scala, sempre allegri, vociando, come nelle gioconde giornate di carnevale.
Vennero e forse non andranno più via. Essi avranno compreso che il laborioso milanese, dopo il compiuto lavoro, verrà nella loro piazza, si fermerà aspettandoli e chiamandoli col pensiero e con lo sguardo. E verrà per essi, col granturco in tasca, gentile tributo per i gentili e amati piccoli concittadini....
E se il vitto è assicurato, la città è bella e comoda per i loro nidi, forse non andranno più via.
Nel 1902, l'editore Treves scende in campo con Il Secolo XX. Rivista popolare illustrata; la vecchia Illustrazione Italiana
ha già il suo pubblico e all'editore è necessario un mensile popolare
da usare come palestra per la propria scuderia di autori. Gerente
responsabile è Elia Ghiringhelli. Il mensile affronta argomenti di
cronaca, attualità e letteratura. Dal 1907 anche Il Secolo XX
si aprirà sulle eleganti copertine a colori di Duilio Cambellotti,
Rodolfo Paoletti, Luigi Bompard. Numerose le illustrazioni e le foto;
fino al 1933, anno in cui cessarono le pubblicazioni, avrà come
collaboratori più assidui tra gli illustratori Marcello Dudovich, Enrico
Sacchetti e Filiberto Mateldi.
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