LA BASILICA DI SAN LORENZO MAGGIORE
Una Chiesa in Ticinese
La Basilica di San Lorenzo fu probabilmente edificata tra il IV e il V secolo d.C.
Rispetto alle basiliche ambrosiane, si distingue ancora oggi per aver mantenuto nei secoli una pianta centrale, coronata da 4 torri e collegata a 3 edifici satelliti quali il Sacello di Sant'Aquilino, quello di Sant'Ippolito e come ultimo di San Sisto.
Rimangono incerte le motivazioni per le quali l'edificio viene costruito e le datazioni esatte. Anni sicuri rimangono il 258 dc quando nel mese di agosto tutti e tre i Santi vennero martirizzati, e il 465 dc quando l'arcivescovo Eusebio fu sepolto nel sacello di Sant'Ippolito.
Gli studiosi sono abbastanza concordi nel riconoscere che la basilica era un edificio imperiale forse con funzione civile.
Alcuni la vogliono riconoscere con la famosa basilica Portiana utilizzata dagli Ariani con il Vescovo Aussenzio e poi occupata da Ambrogio per oltre 4 settimane, attendendo l'arresa degli Ariani. Si afferma che fu proprio in questo periodo di permanenza forzata nell'edificio, che il grande Arcivescovo compose gli Inni Ambrosiani.
FONDAMENTA
Le campagne di scavi iniziarono nel '700, mentre grazie ai lavori svolti nel '900 si scoprì che la basilica era stata costruita in una zona molto paludosa, in cui confluivano i canali del Seveso e del torrente Vetra. La zona di Piazza Vetra era poi riconosciuta come quella del porto romano. Per mantenere intatto un edificio su questi terreni, era dunque necessario preparare, drenare e consolidare il suolo con altri materiali.
Le ricerche hanno dimostrato il recupero di materiali provenienti dall'antico anfiteatro, che rafforza il riconoscimento della basilica come edificio legato al potere imperiale. Dopo il termine dei giochi nell'arena, si sostiene che almeno l'anello più esterno dell'anfiteatro sia stato totalmente smembrato per creare le fondamenta di San Lorenzo. Non era poi necessario mantenere un edificio non più utilizzato e anche per far fronte alla mancanza di materiale costruttivo, si decise di eliminare l'antica costruzione. Se ciò fosse tutto vero, la datazione della basilica di San Lorenzo può essere entro il 402, anno nel quale la corte milanese si spostò a Ravenna. Che si trattasse di un edificio imperiale è rafforzato dal fatto che quando il Barbarossa entrò e saccheggiò Milano nel 1162, non toccò le 4 torri della chiesa. Certamente il famoso imperatore non poteva andare a distruggere una costruzione legata all'impero e a quel Sacro Romano Impero che voleva mantenere. Dagli scavi si è appreso che il corpo della basilica e i sacelli di Sant'Aquilino e Sant'Ippolito siano coevi, mentre San Sisto sia posteriore.
Parti delle fondamenta rimangono ben visibili sotto il Sacello di Sant'Aquilino. Ritrovato in specifico durante gli scavi del 1910-11, questo sotterraneo (- 4 /7m) è costituito da blocchi anche sagomati di diversi materiali. Si riconoscono frammenti di colonne, capitelli. I blocchi sono posizionati sia in orizzontale che in verticale e sono saldati tra di loro attraverso della malta. Sotto è invece presente uno strato di calcestruzzo che poggia direttamente su una palificazione di rovere fissata nel terreno. Visibile il resto di un canale di scolo che permetteva di drenare il terreno e di convogliare le acque nelle parti più basse, compattando il suolo.
Grazie agli scavi è stato possibile affermare la presenza di un quadriportico davanti alla basilica. Si riconoscono ancora oggi le 16 colonne (7,60m h) romane datate al II secolo d.C.
Esso fu scoperto per la prima volta nel 1071, anno in cui la basilica e gli edifici circostanti subirono un incendio. Di marmo di Musso, scanalate e dotate di raffinati e diversi capitelli corinzi, si suppone provengano da uno stesso edificio, probabilmente pubblico, del quale però non si è mai dato un nome. Furono modificate in epoca medievale, tra 1200 e 1400, aggiungendo una zoccolatura e un'architrave in mattoni. Verso il 1530-50 si stabilì il primo tentativo di demolizione del colonnato per i passaggi di Carlo V e suo seguito. A ciò si oppose il governatore Ferrante Gonzaga. Nel 1786 si oppose invece il Principe di Kaunitz, in contrapposizione alla proposta di Pollack che voleva utilizzarle per una nuova facciata di Brera. Nel '900 si propose ancora di spostarle al Castello per una maggiore conservazione. Nel 1934 il piano Albertini promosse la completa distruzione delle case che occupavano il quadriportico. L'apertura della nuova piazza della chiesa, rimarca le forme dell'antico spazio. Mussolini vi fece posizionare una copia della statua dell'Imperatore Costantino situata a Roma, ma le colonne consolidate e restaurate sono state mantenute nelle loro posizioni originali.
FACCIATA ed ESTERNO
La facciata della basilica risale solo al 1892, su progetto di Cesare Nava. Fedele alle maniere 500tesche del Bassi, la facciata si basa sull'ordine gigante. Il fronte è preceduto da un portico a tre arcate con lesene dotate di eleganti capitelli ionici. Esso è poi sormontato da un fregio con cartelle nel quale si legge la dedicazione e un cornicione spezzato. Il materiale utilizzato è il cemento similpietra. Al di la del portico spicca il tiburio della cupola e ai lati due delle torri – fortezza. A sinistra la torre risulta essere mozza forse a seguito del crollo del 1573; a destra quella che in epoca romanica fu trasformata in campanile, fu dotata di una cella triforata. Ai lati della chiesa compaiono gli edifici delle Scuole Canoniche, edificate per volontà del Cardinal Federico Borromeo nel 1625ca su progetto di Aurelio Trezzi. Modificate e completate negli anni 30 del '900, permettono anche di immaginare in maniera più concreta la forma completa dell'antico quadriportico.
Osservando l'esterno si notano le differenti strutture murarie dei diversi edifici che compongono il complesso, nonché gli interventi succedutisi nei secoli. Tra colorazioni e forme differenti, si nota perfettamente l'atrio di collegamento con il Sacello di Sant'Aquilino che testimonia l'originale forma isolata della cappella. La muratura del sacello è originale tranne il finto loggiato superiore dove colonnine con capitelli marmorei sono state sostituite da pilastri in laterizio.
INTERNO
La pianta è costituita da due quadrati concentrici serrati ai lati, con deambulatorio continuo e 4 torri quadrate agli angoli. Le esedre traforate danno all'impianto una forma quadrilobata. I materiali utilizzati sono pietra a vista, ceppo lombardo, serizzo, granito di Baveno. Le esedre hanno calotte sferiche costolonate e si aprono al piano superiore sul matroneo, forse in origine riservato ai membri della famiglia imperiale e alle alte gerarchie militari e amministrative. Le esedre sono collegate tra loro da arcate che permettono di osservare i pilastri cruciformi dell'antica pianta quadrata e rispettive torri. La disposizione diagonale delle arcate consente di percepire al centro una forma di ottagono irregolare. Ciò è dovuto all'intervento di Martino Bassi che progettò il restauro della basilica dopo il crollo della cupola nel 1573, avvenuto a causa del cedimento di un capitello del matroneo. Una descrizione dell'VIII secolo definisce la chiesa coperta da marmo e oro, mosaici e marmi. Lo spazio risulta essere oggi solenne e molto suggestivo a causa dell'abbondante uso di materiale lapideo che sottolinea i diversi contrasti chiaroscurali, di pieni e di vuoti rimarcati dalle esedre. Il Bassi dinamizza le decorazioni raccordando le lesene ioniche del matroneo e le cornice della chesa, aggiungendo una decorazione graticolare ai capitelli dei pilastri cruciformi. L'intervento del Bassi nella cupola si riconosce soprattutto per la modifica del quadrato centrale, facilitando il raccordo con il tiburio. Verso l'alto il quadrato si restringe dando equilibrio alla minor ampiezza dell'arco di raccordo rispetto alle esedre. La struttura della cupola si appoggia parte sui pilastri di pianterreno e parte sui pennacchi. I piloni furono ingrossati sempre nel '500. Nei pressi della cappella di Sant'Ippolito, uno dei pilastri cruciformi della chiesa è realizzato con il particolare di una colonna rovesciata, simbolo del Cristianesimo vincitore sul Paganesimo.
CAPPELLA SANT'AQUILINO
Anche il sacello è riconosciuto nel passato come la chiesa, rivestito di marmi rossi – gialli e mosaici. Probabilmente nacque come mausoleo per un grande personaggio della corte imperiale milanese. Sempre dedicato a San Genesio, il sacello fu poi dedicato a Sant'Aquilino nel XV secolo. La leggenda racconta che un gruppo di facchini trovò il suo corpo trafitto alla gola nel 1015, proprio nei pressi della basilica. L'atrio a forcipe che precede il sacello data al V secolo ca. È coperto da una volte a botte romanica. Una fitta decorazione a mosaico su due registri abbelliva tutte e quattro le pareti dell'atrio. Oggi rimangono pochi frammenti che mostrano comunque l'alta qualità dei lavori effettuati. I resti di mosaico furono trovati solo verso il 1930. Le figure umane a grandezza naturale potevano essere nella fascia inferiore i Patriarchi delle Tribù d'Israele; nella zona soprastante probabilmente trovavano spazio gli Apostoli, tra colonne di marmo e sfondi dorati. Gli sfondi blu permettevano invece di ritrovare la città della Gerusalemme Celeste. Sugli altri lati raffigurazioni di Santi e Sante e sulla parete sud una Crocifissione ancora goticheggiante. Il portale d'ingresso al sacello vero e proprio è costituito da lastre di marmo di Carrara del I secolo d. C. È decorato con motivi vegetali, foglie d'acanto, palmette, ma anche girali, cornucopie, cesti di frutta, putti, animali, dei, bighe, animali marini. Alcuni studiosi identificano queste decorazioni come le divinità planetarie in movimento nel cielo. Non si conosce l'esatta provenienza del marmo: si potrebbe trattare anche di un edificio pubblico della stessa Roma. Il sacello ha forma ottagonale con nicchie alterne semicircolari e rettangolari. In origine doveva essere totalmente affrescato da marmi, affreschi e mosaici, sostituiti soprattutto nel '500. La cupola con una volta a ombrello e in essa sono stati individuati tubi fittili per le nervature. Ha un diametro di ca 13m.
Curiosa nell'esedra a destra la presenza di un sarcofago intitolato tradizionalmente a Galla Placidia. In realtà potrebbe essere un'ara del III secolo, utilizzata anche come tomba episcopale.
Nelle absidi sud-est / sud-ovest si mantengono resti di mosaici.
A ovest, ben conservata, la scena di Cristo maestro tra gli Apostoli. Si riconoscono i rotuli nella cesta ai piedi del Salvatore come i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Quello tenuto tra le mani da Gesù è l'Apocalisse. Gli specchi d'acqua e il paesaggio dorato rappresentano il Paradiso nel quale si aspettano i giusti. Il Cristo è imberbe sebbene adulto, per sottolineare il passaggio graduale dal paganesimo al cristianesimo.
A est si riconosce invece una scena con una quadriga, interpretata come l'ascensione di Elia. Mancando però dei personaggi chiave, il paesaggio riconosciuto è quello dell'Arcadia, illuminato dal sole nascente. Si tratta quindi del culto del Sol Invictus, riconosciuto in seguito in Cristo che è Re e Sole di Giustizia. La tradizione vuole per di più che il 25 dicembre il sole sorga entrando dalla finestra soprastante il mosaico, concretezza di tale simbologia religiosa.
L'URNA DI SANT'AQUILINO
L'idea di spostare le spoglia del Santo in questa cappelletta fu di San Carlo Borromeo. Verso il 1658 la confraternita di Sant'Aquilino decise di far trasportare le reliquie in un'urna di cristalli di rocca e argento. Il progetto fu affidato al Garavaglia che creò una teca abbastanza simile a quella che il Cerano realizzò nel Duomo di Milano per San Carlo. Nel '700 l'altare fu abbellito con un paliotto di scajola.
La volta fu invece affrescata nel 1570 da Gabriele Bossi e Giuseppe Galberio con gli Evangelisti e i Padri della Chiesa.
Lettura Consigliata:
La Basilica di San Lorenzo Maggiore
A cura di Paolo Biscottini
Guida Skira
2000 - 94 pag
La Basilica di San Lorenzo Maggiore in Milano
Raffaele Bagnoli
Istituto di Propaganda Libraria Mi
1936 - 108 pag
Leggi questo libro se vuoi conoscere la storia della Basilica di san Lorenzo!
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