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lunedì 27 dicembre 2010

De Magnalibus Mediolani

DE MAGNALIBUS MEDIOLANI

Le meraviglie di Milano - Bonvesin de la Riva

Milanese abitante nei pressi della ripa di Porta Ticinese, maestro di grammatica, terziario dell'Ordine religioso degli Umiliati; nel 1288 Bonvesin decise di scrivere il testo del De Magnalibus Mediolani.
L'elogio alla città di Mediolanum, la nostra antica Milano, nacque con l'obiettivo di svegliare dall'ignoranza non solo gli stranieri, ma gli stessi concittadini, affinché s'accorgessero della dignità e dell'ammirazione che la città poteva offrire.
Le conseguenze della lettura di questo testo dovevano rimarcarsi nel ringraziare e glorificare Dio per le meraviglie create; che gli stranieri rispettino,onorino e difendano i Milanesi, dopo aver riconosciuto la loro nobiltà e dignità; che i concittadini non abbandonino mai la nobiltà e rimangano legati alla propria patria.

I capitoli che formano il testo sono 8:
  • Elogio di Milano e del suo contado per la sua posizione
  • Elogio per le sue abitazioni
  • Elogio per i suoi abitanti
  • Elogio per la sua fertilità e per la sovrabbondanza di ogni bene
  • Elogio per la sua forza
  • Elogio per la sua costante fedeltà
  • Elogio per la sua libertà
  • Elogio per la sua dignità
La decisione è quella di celebrare fatti e glorie locali, un quadro generalmente socio-economico della città, alcune volte con una vena eccessiva, quasi inventata.

libro de magnalibus mediolani bonvesin de la riva
Alba Mediolanum in Galvano Fiamma, Chronica de antiquitatibus civitatis Mediolani, prima metà del XIV sec., Biblioteca Trivulziana, Milano

Capitolo II – XII
Chi osserverà attentamente e diligentemente con i suoi occhi tutte queste cose, non troverà mai, anche girando il mondo intero, un simile paradiso di delizie.

Capitolo III – I
I nativi di Milano di ambo i sessi sono di una statura particolare; hanno aspetto sorridente e piuttosto benevolo; non ingannano; usano malizia meno degli altri popoli, così che sono distinguibili anche più degli altri dalle restanti popolazioni. Vivono con decoro, ordine, larghezza, dignità, indossano vesti onorevoli; dovunque si trovino, in patria e fuori, sono piuttosto liberi nello spendere, onorano e fanno onore, e sono urbani nel loro modo di comportarsi e vivere. Come il loro idioma, tra le diverse lingue, si parla e si capisce più facilmente di ogni altro, così essi stessi, tra qualsiasi gente, sono riconoscibili dal solo loro aspetto. Sono religiosi più di tutti gli altri...

Capitolo VIII – VIIII
Sei sono le particolarità per le quali Milano è superiore in modo particolare, così mi sembra, a ogni città. Primo, per l'abbondanza di buone acque. Secondo, per l'abbondanza e l'onestà dei religiosi. Terzo, per l'alto numero dei sapienti nel collegio dei giurisperiti. Quarto, per il particolare rito divino distinto da ogni rito ecclesiastico delle altre città cristiane; e anche per il carnevale. Quinto, per la dignità del suo episcopato. Sesto, per la fedeltà incomparabile che essa, come si può valutare dalla descrizione delle sue gesta, ha costantemente osservato nei confronti della Chiesa.

Capitolo VIII – X
Due sono i difetti particolari, se i fosse lecito dirli, della nostra città: difetto di concordia civile e difetto di un porto che le consenta l'arrivo di navigli dal mare; se potesse supplire a entrambi, ne seguirebbero una utilità mirabile e un accrescimento di gloria. A rimediare al primo difetto spero che varranno le orazioni dei giusti; al secondo potrebbe supplire se i potenti della nostra terra dedicassero al compimento di tale opera quelle energie che adoperano nel distruggersi a vicenda e nell'estorcere denaro ai loro concittadini per alimentare le proprie malvagie imprese. È evidente, da quanto si è detto, che la nostra città, tutto considerato, non ha l'uguale al mondo; è evidente che è come un altro mondo separato dal resto; è evidente che non solo merita di essere chiamata seconda Roma, ma, se mi fosse lecito dire quello che mi piacerebbe senza essere accusato di presunzione,al mio giudizio sembrerebbe degno e giusto che la sede del papato e le altre dignità fossero trasferite tutte qui da lei.

Capitolo VIII – XII
Dalla interpretazione del suo nome stesso si può conoscere la nostra città. Infatti MEDIOLANUM comincia con M e finisce con la medesima lettera. In mezzo vi sono due lettere, cioè O e L. La prima e ultima lettera, la M, essendo più ampia delle altre, significa l'ampiezza della gloria di Milano, diffusa su tutta la terra. Con la M posta al principio e alla fine si intende anche il numero mille, al di là del quale non vi è unico numero che si possa indicare con un unico vocabolo; e così essa esprime un numero perfetto nella sua unicità, significando che dal principio fino alla fine del mondo Milano è stata e sarà annoverata nel novero delle città perfette. La O, una delle due lettere che stanno a metà della parola, di forma rotonda e perfetta, più degna e più bella di tutte le altre, esprime, di Milano, la rotondità, la bellezza, la dignità e la perfezione. La nostra città è infatti rotonda in senso letterale e bella e più perfetta di tutte le altre città. La L invece significa la lunghezza e anche l'altezza della sua nobiltà e della sua gloria, giacché, grazie alle preghiere e ai meriti della beata Maria Vergine e del Beato Ambrogio e degli altri santi, i cui corpi qui riposano, e dei santi religiosi, la sua alta nobiltà e la sua gloria permarranno fino alla fine del mondo, per grazia di Dio.

Capitolo VIII – XIII
Si deve anche sottolineare che in questa parola vi sono tutte e cinque le vocali, che occupano ciascuna un posto in ogni sillaba. Se ne deduce che, come il vocabolo della nostra città non manca di nessuna vocale, così anche la città non manca di alcun bene effettivo che sia necessario ai cinque sensi dell'uomo. E come i vocaboli di tutte le altre città mancano di qualcuna delle cinque vocali, così anche quelle città confrontate con Milano mancano di qualche bene. Essendo dunque tale e tanto grande la nostra città, come è risultato evidente, mi sembra ne consegua necessariamente che chi può, rispettando la verità, dirsi cittadino di Milano si glorii di tanta patria. A patto però che non degeneri dal ceppo naturale: altrimenti sembrerebbe arrecare vergogna, anziché gloria, non solo a sé, ma alla sua patria. Infatti la nobiltà grande di qualsiasi famiglia o patria, una volta che degeneri dalla probità dei costumi nobili, scende più in basso che l'assenza di nobiltà.


Lettura Consigliata:
Le Meraviglie di Milano - Bonvesin de La Riva
Traduzione di Giuseppe Pontiggia - Prefazione di Vittorio Sgarbi - 
Introduzione e note di Maria Corti
Bompiani
Ed. Marzo 2010 - 224 pag
 
Leggi questo libro se vuoi conoscere le curiosità sulla Milano Medioevale!
 

 
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