IL DUOMO DI MILANO
La cattedrale simbolo della città
Un'insolita leggenda afferma come la costruzione del Duomo fosse voluta da Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano dal 1378 al 1402, poiché una notte avrebbe trovato ai piedi del suo letto il diavolo, che gli ordinò di innalzare un monumento con la sua effige per tornare ad avere sonni tranquilli. Gian Galeazzo avrebbe fatto così realizzare il Duomo con le insegne demoniache nei doccioni, gli scoli dell'acqua sui tetti verso l'esterno.
La storia afferma più realisticamente che il Duomo fu costruito per volontà dell'arcivescovo Antonio da Saluzzo, con l'obiettivo di unificare le basiliche di Santa Tecla e Santa Maria Maggiore. Con una nuova cattedrale Gian Galeazzo Visconti avrebbe invece avuto l'opportunità di mostrare la potenza del suo ducato.
Si afferma che la costruzione incominciò nel 1386. Non è però da escludere un primo progetto totalmente in mattoni e successivamente distrutto nel 1385 di Simone Orsenigo, confermato ingegnere ufficiale nel 1387.
Fu poi Gian Galeazzo Visconti a scegliere i materiali, prediligendo il marmo di Candoglia rosato e venato, estratto dai monti omonimi in Val d'Ossola vicino a Novara. I marmi arrivavano in città tramite i canali d'acqua, dunque bisogna ancora oggi ringraziare il grande sviluppo dei Navigli per la costruzione del Duomo. I blocchi di marmo erano caricati su barche piane che percorrevano l'ultimo tratto del Toce, il lago Maggiore, il Ticino fino ad entrare nel Naviglio Grande e raggiungere la Darsena, porto di Milano. Dal XV secolo, tramite la Conca di Viarenna, i blocchi entravano nella cerchia interna fino al raggiungimento del laghetto (ancora oggi via Laghetto sebbene senza acqua) e da li erano scaricati per poi essere utilizzati.
Il 16 ottobre 1387 Gian Galeazzo si occupò di istituire la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano come centro amministrativo e organizzativo della chiesa, che si occupa ancora oggi di salvaguardare, promuovere, gestire il Duomo di Milano.
Una delle prime parti concluse fu l'abside, dato che la parte rimanente era ancora formata da Santa Maria Maggiore: bastava che solo il presbiterio fosse concluso per poter essere consacrato e celebrare le messe.
Il Duomo fu dedicato a Santa Maria Nascente sebbene la verticalità tipica dello stile gotico portava ad avvicinarsi maggiormente a Dio. La dedicazione può essere ricondotta al fatto che la costruzione dell'edificio venne incominciata proprio il 15 agosto, festa dell'Assunzione di Maria.
Ancora oggi, colei che è grande simbolo milanese e protegge tutta la città è la famosa Madunina. Realizzata dopo la conclusione del pinnacolo maggiore nel 1774, fu modellata da Giuseppe Perego e sbalzata in rame dall'orafo Giuseppe Bini. Composta dunque da lastre, fu ricoperta da oro zecchino in foglia. Alta 4.16m, rappresenta anche il punto più alto del Duomo con un'altezza di 108.50m, e fino alla costruzione del Pirellone il punto più alto di Milano. In epoca fascista un regolamento aveva proprio deciso che niente in Milano avesse dovuto sorpassare la Madonnina.
La costruzione del Duomo non si è mai fermata e sempre, oltre ad essere riconosciuto il centro della città, è grande patrimonio del popolo che non ha mai smesso di dedicare lavoro, visite, preghiere. Basti pensare al passato, a come la chiesa venne innalzata con l'aiuto di tutti: il Papa Bonifacio IX proclamò con bolla datata 1390 il grande Giubileo, chiedendo offerte, manodopera, elemosine, aiuti per la costruzione della grande chiesa. Nel 1387 Gian Galeazzo aveva concesso di far viaggiare i blocchi di marmo e serizzo con l'incisione a uf → ad usum fabricae (a ufo = gratis), evitando così il pagamento delle tasse di trasporto. Molti nobili diedero grandi offerte; senza distinzione di ceto i cittadini lavoravano gratuitamente all'edificio, gli artigiani creavano gli strumenti e gli accessori per lavorare al meglio, medici e farmacisti furono coinvolti nelle loro prestazioni; le fanciulle aiutavano dando le offerte ottenute durante il lavoro di cantagole: vestite di bianco, accompagnate da strumenti musicali, cantavano nelle strade.
Nel 1404 terminò la costruzione della prima guglia del Duomo: la Guglia Carelli. Fu dedicata al mercante Marco Carelli che lasciò alla Veneranda Fabbrica più di 35.000 ducati d'oro. La guglia termina con la statua di San Giorgio, il cui volto si riconosce in quello di Gian Galeazzo Visconti.
Il 16 ottobre 1418 Papa Martino V consacrò l'altare e aprì l'edificio al culto.
Sotto il ducato degli Sforza, i lavori proseguirono e anche Galeazzo Maria Sforza s'impegnò nell'aiutare lo sviluppo della cattedrale: il 21 agosto 1473 donò alla Fabbrica del Duomo di Milano i monti di Candoglia, garantendo per sempre la materia prima della chiesa, ancora oggi necessaria per restauri, consolidamento e conservazione di tutto l'edificio. Nell'epoca sforzesca si verificò già la problematica della stabilità statica della chiesa: la costruzione del tiburio era fondamentale non solo per sostenere la cupola stessa, ma per mantenere la stabilità di tutto l'edificio. Nel 1470ca, Guininforte Solari risolse egregiamente il problema, rinforzando la statica degli arconi ogivali collocati sui 4 piloni maggiori al centro del transetto, con la sovrapposizione di archi a tutto sesto. Dopo la morte del Solari, venne indetto un concorso con l'intento di andare a concludere definitivamente l'ottimo lavoro di Guininforte Solari: per essere riusciti a portare avanti un progetto realisticamente realizzabile, furono premiati gli architetti Amadeo e Dolcebuono che terminarono la loro opera nel 1500.
Nel 1565 Carlo Borromeo fu eletto arcivescovo di Milano. Partecipe del Concilio di Trento del 1545, grande promotore della chiesa cattolica e soprattutto della riforma tridentina, trasformò il Duomo nel luogo fulcro contro il protestantesimo.
Carlo Borromeo incaricò il Tibaldi di riprogettare l'edificio “alla romana”, nelle forme tardo 500tesche tipiche della Roma papale, così da rendere esplicita la fedeltà di Milano al Papa e alla Chiesa Cattolica. Ci fu quindi una trasformazione del presbiterio e del coro con l'obiettivo di sottolineare nel centro della chiesa e della vita la presenza dell'eucarestia, la sacralità dell'altare destinato solo a chi celebrava la liturgia.
Anche con l'arrivo del cardinale Federico Borromeo, cugino di San Carlo, si procedette con il progetto alla romana sotto la direzione dell'architetto Francesco Maria Richini. Fu solo in questo periodo che si cercò di intervenire concretamente per una nuova facciata, sempre secondo l'ideale classico. L'opera non andò però a buon fine dato che il 10 luglio 1628, la prima delle 10 colonne monolitiche di granito rosa di Baveno, prevista dal progetto del Tibaldi, s'inabissò nel Lago Maggiore durante l'imbarco.
Della prima fase rimane comunque leggibile, su prescrizioni di San Carlo in merito al decoro delle fronti delle chiese, il complesso programma vetero-testamentario tratto dai cartoni del Cerano. Sopra il portale centrale c'è l'altorilievo della Creazione di Eva: Maria è identificata in Eva madre di tutti i viventi. Maria è nuova Eva e madre dei redenti, il peccato di Eva è riparato dalla salvezza di Maria. Le lunette dei portali minori delineano il disegno di redenzione del genere umano tramite il popolo d'Israele. Ester e Assuero, Sisarra e Giaele, Salomone e la regina Saba, Giuditta e Oloferne. Fu solo nel 1683 che la facciata di Santa Maria Maggiore risultò demolita. Il 26 maggio 1805 Napoleone si auto-incoronò Re d'Italia con la Corona Ferrea di Monza. Egli desiderò quindi il termine della facciata semplificando il progetto, riducendo al massimo tempo e costi. Chi si occupò di questo lavoro furono gli architetti Zanoja e Amati, lasciando comunque inalterato tutto ciò che era stato compiuto nei secoli passati.
Attenzione meritano anche i portali bronzei: al centro la prima realizzata da Ludovico Pogliaghi, datata 1906, rappresenta i Gaudi e i Dolori della Vergine. Adattata ai progetti più antichi messi in opera, è trattata in maniera che oltre a legarsi agli stili passati, richiama pure il liberty. Da sinistra si nota il portale di Arrigo Minerbi (1948) con la storia Cristianesimo a Milano; segue il portale di Giannino Castiglioni (1950) con la Vita di Sant'Ambrogio. Dopo la porta centrale, Pessina e Lombardi (1950) rappresentano la Storia della Municipalità di Milano; come ultimo Luciano Minguzzi (1965) realizza la Storia della Cattedrale di Milano. Il Duomo ha una pianta a croce latina di 5 navate, con la suddivisione in 3 navate anche nel transetto. I piloni delle navate sono in tutto 52 come le settimane dell'anno e i Santi racchiusi nei capelli alti 6m accompagnano e proteggono per tutto l'anno i fedeli.
Da non perdere:
San Bartolomeo apostolo
La storia afferma più realisticamente che il Duomo fu costruito per volontà dell'arcivescovo Antonio da Saluzzo, con l'obiettivo di unificare le basiliche di Santa Tecla e Santa Maria Maggiore. Con una nuova cattedrale Gian Galeazzo Visconti avrebbe invece avuto l'opportunità di mostrare la potenza del suo ducato.
Si afferma che la costruzione incominciò nel 1386. Non è però da escludere un primo progetto totalmente in mattoni e successivamente distrutto nel 1385 di Simone Orsenigo, confermato ingegnere ufficiale nel 1387.
Fu poi Gian Galeazzo Visconti a scegliere i materiali, prediligendo il marmo di Candoglia rosato e venato, estratto dai monti omonimi in Val d'Ossola vicino a Novara. I marmi arrivavano in città tramite i canali d'acqua, dunque bisogna ancora oggi ringraziare il grande sviluppo dei Navigli per la costruzione del Duomo. I blocchi di marmo erano caricati su barche piane che percorrevano l'ultimo tratto del Toce, il lago Maggiore, il Ticino fino ad entrare nel Naviglio Grande e raggiungere la Darsena, porto di Milano. Dal XV secolo, tramite la Conca di Viarenna, i blocchi entravano nella cerchia interna fino al raggiungimento del laghetto (ancora oggi via Laghetto sebbene senza acqua) e da li erano scaricati per poi essere utilizzati.
Il 16 ottobre 1387 Gian Galeazzo si occupò di istituire la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano come centro amministrativo e organizzativo della chiesa, che si occupa ancora oggi di salvaguardare, promuovere, gestire il Duomo di Milano.
Una delle prime parti concluse fu l'abside, dato che la parte rimanente era ancora formata da Santa Maria Maggiore: bastava che solo il presbiterio fosse concluso per poter essere consacrato e celebrare le messe.
Il Duomo fu dedicato a Santa Maria Nascente sebbene la verticalità tipica dello stile gotico portava ad avvicinarsi maggiormente a Dio. La dedicazione può essere ricondotta al fatto che la costruzione dell'edificio venne incominciata proprio il 15 agosto, festa dell'Assunzione di Maria.
Ancora oggi, colei che è grande simbolo milanese e protegge tutta la città è la famosa Madunina. Realizzata dopo la conclusione del pinnacolo maggiore nel 1774, fu modellata da Giuseppe Perego e sbalzata in rame dall'orafo Giuseppe Bini. Composta dunque da lastre, fu ricoperta da oro zecchino in foglia. Alta 4.16m, rappresenta anche il punto più alto del Duomo con un'altezza di 108.50m, e fino alla costruzione del Pirellone il punto più alto di Milano. In epoca fascista un regolamento aveva proprio deciso che niente in Milano avesse dovuto sorpassare la Madonnina.
La costruzione del Duomo non si è mai fermata e sempre, oltre ad essere riconosciuto il centro della città, è grande patrimonio del popolo che non ha mai smesso di dedicare lavoro, visite, preghiere. Basti pensare al passato, a come la chiesa venne innalzata con l'aiuto di tutti: il Papa Bonifacio IX proclamò con bolla datata 1390 il grande Giubileo, chiedendo offerte, manodopera, elemosine, aiuti per la costruzione della grande chiesa. Nel 1387 Gian Galeazzo aveva concesso di far viaggiare i blocchi di marmo e serizzo con l'incisione a uf → ad usum fabricae (a ufo = gratis), evitando così il pagamento delle tasse di trasporto. Molti nobili diedero grandi offerte; senza distinzione di ceto i cittadini lavoravano gratuitamente all'edificio, gli artigiani creavano gli strumenti e gli accessori per lavorare al meglio, medici e farmacisti furono coinvolti nelle loro prestazioni; le fanciulle aiutavano dando le offerte ottenute durante il lavoro di cantagole: vestite di bianco, accompagnate da strumenti musicali, cantavano nelle strade.
Nel 1404 terminò la costruzione della prima guglia del Duomo: la Guglia Carelli. Fu dedicata al mercante Marco Carelli che lasciò alla Veneranda Fabbrica più di 35.000 ducati d'oro. La guglia termina con la statua di San Giorgio, il cui volto si riconosce in quello di Gian Galeazzo Visconti.
Il 16 ottobre 1418 Papa Martino V consacrò l'altare e aprì l'edificio al culto.
Sotto il ducato degli Sforza, i lavori proseguirono e anche Galeazzo Maria Sforza s'impegnò nell'aiutare lo sviluppo della cattedrale: il 21 agosto 1473 donò alla Fabbrica del Duomo di Milano i monti di Candoglia, garantendo per sempre la materia prima della chiesa, ancora oggi necessaria per restauri, consolidamento e conservazione di tutto l'edificio. Nell'epoca sforzesca si verificò già la problematica della stabilità statica della chiesa: la costruzione del tiburio era fondamentale non solo per sostenere la cupola stessa, ma per mantenere la stabilità di tutto l'edificio. Nel 1470ca, Guininforte Solari risolse egregiamente il problema, rinforzando la statica degli arconi ogivali collocati sui 4 piloni maggiori al centro del transetto, con la sovrapposizione di archi a tutto sesto. Dopo la morte del Solari, venne indetto un concorso con l'intento di andare a concludere definitivamente l'ottimo lavoro di Guininforte Solari: per essere riusciti a portare avanti un progetto realisticamente realizzabile, furono premiati gli architetti Amadeo e Dolcebuono che terminarono la loro opera nel 1500.
Nel 1565 Carlo Borromeo fu eletto arcivescovo di Milano. Partecipe del Concilio di Trento del 1545, grande promotore della chiesa cattolica e soprattutto della riforma tridentina, trasformò il Duomo nel luogo fulcro contro il protestantesimo.
Carlo Borromeo incaricò il Tibaldi di riprogettare l'edificio “alla romana”, nelle forme tardo 500tesche tipiche della Roma papale, così da rendere esplicita la fedeltà di Milano al Papa e alla Chiesa Cattolica. Ci fu quindi una trasformazione del presbiterio e del coro con l'obiettivo di sottolineare nel centro della chiesa e della vita la presenza dell'eucarestia, la sacralità dell'altare destinato solo a chi celebrava la liturgia.
Anche con l'arrivo del cardinale Federico Borromeo, cugino di San Carlo, si procedette con il progetto alla romana sotto la direzione dell'architetto Francesco Maria Richini. Fu solo in questo periodo che si cercò di intervenire concretamente per una nuova facciata, sempre secondo l'ideale classico. L'opera non andò però a buon fine dato che il 10 luglio 1628, la prima delle 10 colonne monolitiche di granito rosa di Baveno, prevista dal progetto del Tibaldi, s'inabissò nel Lago Maggiore durante l'imbarco.
Della prima fase rimane comunque leggibile, su prescrizioni di San Carlo in merito al decoro delle fronti delle chiese, il complesso programma vetero-testamentario tratto dai cartoni del Cerano. Sopra il portale centrale c'è l'altorilievo della Creazione di Eva: Maria è identificata in Eva madre di tutti i viventi. Maria è nuova Eva e madre dei redenti, il peccato di Eva è riparato dalla salvezza di Maria. Le lunette dei portali minori delineano il disegno di redenzione del genere umano tramite il popolo d'Israele. Ester e Assuero, Sisarra e Giaele, Salomone e la regina Saba, Giuditta e Oloferne. Fu solo nel 1683 che la facciata di Santa Maria Maggiore risultò demolita. Il 26 maggio 1805 Napoleone si auto-incoronò Re d'Italia con la Corona Ferrea di Monza. Egli desiderò quindi il termine della facciata semplificando il progetto, riducendo al massimo tempo e costi. Chi si occupò di questo lavoro furono gli architetti Zanoja e Amati, lasciando comunque inalterato tutto ciò che era stato compiuto nei secoli passati.
Attenzione meritano anche i portali bronzei: al centro la prima realizzata da Ludovico Pogliaghi, datata 1906, rappresenta i Gaudi e i Dolori della Vergine. Adattata ai progetti più antichi messi in opera, è trattata in maniera che oltre a legarsi agli stili passati, richiama pure il liberty. Da sinistra si nota il portale di Arrigo Minerbi (1948) con la storia Cristianesimo a Milano; segue il portale di Giannino Castiglioni (1950) con la Vita di Sant'Ambrogio. Dopo la porta centrale, Pessina e Lombardi (1950) rappresentano la Storia della Municipalità di Milano; come ultimo Luciano Minguzzi (1965) realizza la Storia della Cattedrale di Milano. Il Duomo ha una pianta a croce latina di 5 navate, con la suddivisione in 3 navate anche nel transetto. I piloni delle navate sono in tutto 52 come le settimane dell'anno e i Santi racchiusi nei capelli alti 6m accompagnano e proteggono per tutto l'anno i fedeli.
Da non perdere:
San Bartolomeo apostolo
La scultura è una delle più scenografiche, diventando un qualcosa di obbligatorio da osservare, davanti al quale esplodono sorpresa e diverse emozioni. In realtà la statua era esposta all'esterno come quelle che ancora oggi abbelliscono il Duomo, ma fu traslata all'interno nel 1575ca per essere meglio vista e osservata. Il protagonista è San Bartolomeo, apostolo di Gesù martirizzato scuoiato vivo. L'artista è Marco d'Agrate, molto aperto agli studi accademici. Sicuramente vanitoso e consapevole dell'ottimo risultato ottenuto fece incidere sulla base della scultura una frase in latino che significa: “Non mi scolpì Prassitele (grande scultore greco!), bensì Marco d'Agrate nel 1562. Non si esclude la grande fattura dell'opera che ricalca con grande minuzia gli studi anatomici già messi in pratica da Michelangelo. Ottima quindi la resa dei muscoli, dei tendini, delle vene, del volto oramai scarno. Da non dimenticare anche la resa della pelle che non è un semplice panneggio, ma la pelle di un vero e proprio corpo umano, una mollezza nella quale si continua a leggere un volto barbuto dai capelli ricci, le sagome di mani e piedi.
Lo Scurolo di San Carlo
Il sepolcreto degli arcivescovi che oggi non è nient'altro che un semplice corridoio neoclassico adattato nel XVIII secolo, collega direttamente allo scurolo, una piccola cripta ottagonale nella quale si conservano i resti di San Carlo Borromeo. Alla morte avvenuta il 4 novembre 1584, l'arcivescovo fu sepolto in una nuda tomba a pavimento, ai piedi dei gradini che conducono al presbiterio. Per la beatificazione, il sepolcro fu ispezionato e scoperto che era allagato, si decise di provvedere a una sepoltura più degna. Il progetto del Richino approvato da Federico Borromeo fu terminato in tempo, prima della canonizzazione del Santo avvenuta nel 1610. Negli anni successivi le pareti furono decorate con la seta, la zoccolatura rifinita da marmi pregiati, i riquadri in broccato rosso e oro, con gli stemmi e il motto Humilitas. Nel 1619 fu approvata la grande fascia a soffitto in lamina d'argento, retta da 8 erme femminili angolari e ornata da altrettanti rilievi a sbalzo illustranti la vita del Santo (scene molto simili a quelle dei teleri). La decorazione fu ideata da Giovanni Andrea Biffi ed eseguita dagli argentieri G.B. e Federico Perego. I resti sono conservati in un'urna di cristallo di rocca e argento, sorretta da angeli-virtù e abbellita da pannelli in rilievo. Disegnata dal Cerano che si occupò anche del piccolo ritratto soprastante, forse il più antico di San Carlo che esista, fu donata da Filippo IV, re di Spagna. Pietre preziose rivestono i paramenti arcivescovili; la croce pettorale di tormaline verdi è dono dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, mentre il lampadario è regalo di Alessandro Manzoni. Il volto di San Carlo è coperto da una maschera d'argento modellata su quella di cera realizzata dopo la sua morte.
Il Deambulatorio
Il Duomo di Milano rimane una delle poche chiese nella città dotata di un corridoio absidale percorribile. Oltre alle vetrate quasi totalmente rifatte dagli artisti Bertini nell'800, spicca la presenza di altre opere antiche e simboliche. Esempi sono il monumento a Papa Martino V realizzato da Jacopino da Tradate seguendo i principi della ritrattistica lombarda e inserendo un grande gioco nei panneggi mossi e curvi della veste; l'affresco della Crocifissione tra la Vergine, San Giovanni l'Evagelista, Gervasio e Protasio, unica testimonianza di affreschi che dovevano probabilmente decorare tutta la cinta esterna del coro tra 1300 e '400. L'opera è attribuita a Isacco da Imbonate.
Il Duomo di Milano è considerato una delle chiese più grandi al mondo dopo San Pietro in Vaticano e la Cattedrale di Siviglia. Queste sono le sue misure:
Longitudine esterna → 158m
Longitudine esterna del transetto → 93m
Altezza della facciata → 67,90
Altezza massima → 108,50m (Testa della Madonnina)
Superficie esterna coperta → 12.000m² ca
Peso totale → 325 tonnellate ca
Statue tra interno ed esterno → 3400 ca
Finestre → 164 - 55 istoriate
Guglie → 135
Doccioni → 150
Larghezza delle 5 navate → 57,60
Altezza della navata centrale → 45,55m
Altezza dei piloni → 24m
Diametro piloni → 2,50m
Altezza dei capitelli → 6m
Diametro dei capitelli → 3,40m
Altezza della cupola → 64,30m
Il Duomo di Milano è considerato una delle chiese più grandi al mondo dopo San Pietro in Vaticano e la Cattedrale di Siviglia. Queste sono le sue misure:
Longitudine esterna → 158m
Longitudine esterna del transetto → 93m
Altezza della facciata → 67,90
Altezza massima → 108,50m (Testa della Madonnina)
Superficie esterna coperta → 12.000m² ca
Peso totale → 325 tonnellate ca
Statue tra interno ed esterno → 3400 ca
Finestre → 164 - 55 istoriate
Guglie → 135
Doccioni → 150
Larghezza delle 5 navate → 57,60
Altezza della navata centrale → 45,55m
Altezza dei piloni → 24m
Diametro piloni → 2,50m
Altezza dei capitelli → 6m
Diametro dei capitelli → 3,40m
Altezza della cupola → 64,30m
I Tesori di Milano - Milano e il suo Duomo
Storia e Costruzione di uno dei più grandi templi della Cristianità
Francesco, Giacomo e Rachele Ogliari
Edizioni Selecta
2010 - 80 pag
Guida della Cattedrale di Milano
A cura di Ernesto Brivio
Veneranda Fabbrica del Duomo d Milano
1991 - 240 pag
Leggi questo libro per conoscere l'importanza e la vastità di questa Cattedrale!
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