QUARESIMA: STILE 1830
Album Ottocentesco
In un grazioso salottino
in puro stile 1830, la giovane “damigella” sfoglia un poco
nervosamente l'ultimo numero del Giornale delle Dame,
la rivista di mode, d'arti e di lettere che ogni signora per bene
tiene in vista sul suo tavolino. E poiché l'inverno – dice il
giornale – ha ripreso con inaudita vivacità, occorre ritornare ai
soprabiti di pellicce e ricoprire le membra freddolose con abiti
caldi.
Per
uscire di giorno era tuttavia consigliabile un mantello di rosa turco
azzurro di colore foderato di giallo “botton d'oro”; e un abito
di merinos celeste ornato di rosette ricamate a due colori “che
facciano un giro solo a due palmi dal basso e si alzino a punta nel
mezzo”. I piedini dovevano esser chiusi in stivaletti di raso turco
come il mantello, mentre il visetto avrebbe avuto tutto da guadagnare
calzando un cappellino di velluto ornato di nastri. Così appariva
nella sua grazia un poco biricchina una giovane bisava di cento anni
fa. Ma non questo cercava la nostra damigella battendo un po' seccata
il piede sul tappeto uscito da una manifattura inglese. Cercava una
bella toilette per
sera, nuova, originale, vivace, che facesse restare a bocca aperta
per l'invidia l'orgogliosa Bellinzaghi, la formosa Cagnoni, la bella
Decio, la bionda Tallachini e altre rose in boccio che stavan per
schiudersi nella serra calda della nuova e simpatica borghesia
milanese ricca, intraprendente, libera dalla fredda e pesante
solennità autunnale di certa aristocrazia, rimasta ferma sulle
posizioni di prima del 1796.
Corriere della Dame - 5 novembre 1830 |
In
quei giorni di quaresima, severa e grave per tutti, la celebre
Carlotta Marchionni furoreggiava nella tragedia classica e nel dramma
romantico; e – al dir dei gazzettieri – “era il polo artico
dell'emisfero comico che agiva al teatro Re”.
Ma la
mamma non voleva che nel periodo quaresimale si mettesse il piede in
un palchetto di teatro. E su questo, per amore di pace, cedeva anche
l'indulgente papà; uomo di affari e di larghe vedute, il quale in
quei giorni era tutto in faccende per metter in azione una filanda a
vapore venuta dall'Inghilterra e allestita dal Bossi, specialista in
materia, che stava laggiù nello stradone di Sant'Angelo, in casa
Kramer. Ma dopo lungo contrastare si era venuti a un compromesso:
si sarebbe andati al concerto della Società del Giardino: cosa
lecita e benissimo intonata col tempo di penitenza. Questo non
impediva alla figlia viziata di sfoggiar qualche bell'abitino nuovo;
e permetteva inoltre di incontrar quel bel giovane dagli occhi di
fuoco sotto l'alto cilindro nero, che al corso si imponeva con un
magnifico mantellone bleu scuro foderato di vivo scarlatto; e si
diceva che fosse un giacobino, un carbonaro, un mazziniano, un
pessimo soggetto insomma; che tutto il giorno leggeva, e sapeva a
mente le poesie del Berchet.
Non
aveva mancato il brigante, che conosceva le belle maniere e i dettami
dell'ultima moda, di lasciare al portiere la sua carta da visita di
finissimo cartoncino Bristol, avendo avuto cura di rinchiuderla in
una busta leggera, perché le ditacce dei rozzi domestici non
profanassero il candore immacolato del biglietto.
Ma il
caro papà, pur apprezzando il bel gesto, non si era ancora deciso ad
ammetterlo in casa sua. Non già che fosse uno spiantato o un poco di
buono; tutt'altro. Però quei modi spigliati, quel sospetto di
carboneria o altro, il genitore voltairiano ex prefetto, ex-barone
del defunto impero bonapertesco, eran affari da ponderare seriamente
e con calma. E fra il padre e la madre della leggiadra damigella
ancora la più inflessibile era la seconda, imbevuta delle idee della
Santa Alleanza; mentre il padre, manifatturiere e amico del progresso
sotto forma di macchine a vapore, intravedeva – chi sa? – fra le
intemperanze di quei giovanotti sognatori e romantici, la possibilità
di un rinnovamento politico che portasse un grande sviluppo negli
affari e nelle industrie. Ciascuno intorno al 1830 aveva un modo suo
proprio per sentire l'indipendenza dallo straniero e la libertà.
Nelle sue sale smaglianti, la Società del Giardino, in contrada San
Paolo, offriva di quaresima fior di trattenimenti. Non era ancora
stata fatta la così detta Sala d'Oro; opera di Giacomo Tazzini che
l'aveva edificata in cinque mesi in occasione della venuta
dell'amatissimo Imperatore Ferdinando nel 1838; ma anche il salone
detto dell'Arganini non era men ricco di ori e di volute in stile
ionico, che sfavillavano alla luce fiammeggiante di lampadari dalle
mille e mille candele di purissima cera.
Concerti
sceltissimi aveva organizzato il presidente – o come allora si
usava dire – il conservatore Ercole Viscontini, banchiere
milionario, il quale fu il padrone e l'ideatore del palazzotto di una
riposante architettura classica, costruito in faccia al monumentale
edificio che sul frontone s'orna del superbo nome dei Belgioioso
d'Este. Due epoche, due mondi si guardavano alteramente nella
deliziosa piazzetta; e pareva che i due palazzi avversari si fossero
scelti come arbitra nella loro controversia la modesta casa – messa
a chiusura della piazza verso la contrada del Morone – posseduta
dall'immortale Don Lisander.
Il
fatto è che, ai concerti del Giardino, nobili e ignobili facevano
ressa; ed erano avvenimenti mondani di primo ordine da far parlare le
gazzette. Dopo i successi della Belloc, quella che tanto filo da
torcere aveva dato all'impresa della Scala, un altro astro prometteva
ai soci del Giardino serate indimenticabili. Era la celeberrima
Lalande che doveva arricchire un saporito programma musicale col suo
intervento ricercato. Chi, meglio di lei, avrebbe saputo punteggiar
di virtuosissimi trilli una cavatina del maestro Florio; e sfolgorare
poi nella melodica preziosità del Rondeau a variazioni
dell'inimitabile Donizetti?
Scritto
il 9. III. 1932
Ringrazio
l'amico collezionista Mirko Valtorta, per avermi concesso la lettura
cartacea di questo libretto.
Lettura Consigliata:
Milano
d'una volta – I – Album Ottocentesco
Alex Visconti
Fondazione
Treccani degli Alfieri per la Storia di Milano
1944
– 95 pag
Persone che ti consigliano libri; libri che ti consigliano persone.
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