FRA LE QUINTE D'UNA INCORONAZIONE
- Napoleone, maggio 1805 -
Napoleone viene incoronato re d'Italia - Gaetano Monti - Brera (1807). |
Scritto il 31-VII-1932
Da un paio di mesi negli uffici del Ministero degli interni del Regno italico la vita era diventata insopportabile: si vivevano momenti simili a quelli di un quartier generale alla vigilia di una battaglia decisiva. Si preparava infatti - nella primavera del 1805 - l'incoronazione di Napoleone Re d'Italia. E se al Ministero si aveva la febbre, in Municipio si era raggiunta una temperatura da alto forno. E' presto fatto per il metodico borghese e per il popolano dei Corpi Santi - che Napoleone aveva aboliti - alzarsi una volta tanto di buon mattino per trovarsi un posto comodo da veder lo spettacolo della cavalcata, il corteo brillante delle uniformi civili e militari; partecipar più tardi alla tombola; alla distribuzione dei premi alle famiglie numerose; infine godersi i fuochi d'artificio e ritornare a casa propria ben stracchi, smorzar la candela e addormentarsi, senza più pensieri, nel sonno dell'innocenza più pura. Ma non pensavano affatto che per mettere insieme una tale rappresentazione occorressero tanta fatica insonne, tanto lavoro e sopra tutto tanti e poi tanti danari. Tutta quella gente illustre proveniente da mezza Europa, tutte quelle autorità, e tutti quei bellissimi cavalli dovevano pur mangiare, dovevano pure avere un tetto dove ripararsi. Senza contare i discorsi, i messaggi di alto ed elegantissimo stile e sopra tutto le iscrizioni latine e italiane in bella mostra sugli archi di trionfo di legno e di tela: tutta roba che non si poteva far da sé; ma richiedeva lunghe veglie e ansie tormentose di poeti e di scrittori.
A poco a poco ogni peso era caduto sul Municipio e negli ultimi giorni non si sapeva più in che mondo si fosse. Era il mese di maggio e, quando in Lombardia la primavera fa giudizio, non c'è mese più dolce. Ma non era questo un buon motivo per mettere gli ospiti illustri - e anche quelli un po' meno - ad alloggiar sotto la volta stellata. Il Ministero dell'interno aveva avvertito il Comune che per dare un tetto - sia pur provvisorio - alle sole autorità convenute a Milano per la festa della incoronazione occorrevano almeno 500 camere "ammobiliate con decoro". Cinquecento camere! Al Broletto si credette di impazzire. Ma il Podestà se la cavò, come spesso avviene in questi casi: nominò una Commissione di probi e zelanti cittadini col titolo di "Commissione degli alloggi", ne mise a capo un tal signor Belinzaghi, che doveva essere un uomo svelto; e questi cirenei, fieri di tanto onore e della fiducia podestarile, si misero all'opera con entusiasmo e con fede. E dire che 500 camere da letto decorose in una città come Milano - a quei tempi! - non eran così facili da trovare. Si battè alle porte dei Visconti Modroni, dei Litta, dei Casati, degli Archinti, dei Brivio, eccetera, e poi si penso che anche le case dei banchieri e dei mercanti non mancavano di comodità! La noia era che gli ordini non arrivavano soltanto dal Ministero: giungevano fulminei anche quelli, non meno imperiosi, del Comandante della Piazza di Milano, il generale di Brigata Milossevitz, il quale non ammetteva repliche o difficoltà. Son segnalati da Parigi 50 ufficiali della Guardia imperiale diretti a Milano? Subito 50 camere da letto, e alloggi per staffieri e cavalli. Dove dovevan metterli, se non vi era un albergo vuoto? E con un po' di pazienza e diplomazia anche la Guardia imperiale fu a posto. E i cavalli? Ci si può immaginare anche in tempi d'automobile quale parte importante avesse allora questo motore che consumava, sia fermo sia in marcia, quintali e quintali di fieno. Cavalli per le berline di gara, cavalli da sella, cavalli per le poste. Nelle case private i portici dei cortili eran colmi di fieno fino al soffitto. Si parlò di occupare perfino l'Arcivescovado; ma si invase il collegio di Santa Maria Segreta dei reverendi padri Somaschi, i quali levarono al cielo le più alte strida. Invano. E sapete quanto voleva quel ladro d'un albergatore dell'"Antico Albergo di San Marco", in contrada del Pesce, per ricoverare i pochi cavalli della guardia d'onore di Sua Maestà? Trenta zecchini al mese. E fu forza finir nelle mani di questo abile ostiere, perché le alte gerarchie non approvarono la scelta del Comitato, che aveva pur trovato a ottime condizioni delle comode scuderie in casa Cambiago, nella contrada di Sant'Antonio. Ma fu osservato che questa via era troppo lontana dal centro... e la guardia d'onore non poteva esser pronta a ogni cenno dell'Imperatore per fargli scorta. La contrada del Pesce era invece a due passi dal Palazzo Reale.
Messi alla fine a posto anche sette Prefetti e 45 membri del Corpo legislativo venuti da lontani dipartimenti all'ultimo momento, parve che un peso dei più grossi il Municipio se lo fosse levato; ma ne rimanevano ancora altri e non lievi. C'era da accontentare il buon popolo milanese che da questa festa voleva cavar fuori qualche vantaggio. Lasciamo allora da parte le cantate, gli spettacoli alla Scala, i banchetti ufficiali e le luminarie; c'erano le distribuzioni gratuite di pane - 31.960 razioni con 15.181 lire di spesa! - e c'erano i premi alle famiglie povere con dieci e più figli. In fretta e furia, e con l'aiuto dei parroci, si fece un censimento di queste fortunate famiglie e se ne trovarono bel 147. E poiché - ogni tanto - un po' di statistica retrospettiva non fa male, ecco con precisione i dati freschi del 1805: sei famiglie avevan nove figli, ottantatrè ne contavan giusti giusti dieci; poi, man mano che si andava innanzi coi figli, le famiglie patriarcali diminuivano di numero. Ne troviamo trentadue con undici figli; sedici sole con dodici; sei con tredici, e soltanto due con quattordici. Con quindici se ne censì una, e una con sedici. E fu il massimo. Il censimento fu fatto con grandissima celerità e con uno scrupolo invidiabile anche oggidì. Se qualche curioso volesse cacciare il naso fra le infinite cartelle degli Archivi municipali, potrebbe trovare anche questo censimento col nome e cognome dei padri, delle madri e dei figli: con la precisa indicazione della condizione economica della famiglia; e troverà pure qualche nome aristocratico e borghese, ma raro. La maggior parte di queste belle famiglie era proprio povera. Milano si faceva onore in tutti i campi: in quella fausta circostanza ci furon premi per coloro che si eran mostrati attivi e intraprendenti "nelle manifatture d'ogni genere". Era la giovanissima industria che incominciava a dar le sue prime manifestazioni. E venne infine il gran giorno. Le autorità milanesi, stanche morte e con gli occhi pieni di sonno arretrato, indossavano gli abiti di cerimonia con lo stesso ardore con cui sarebbero andate al patibolo..., i cannoni tuonavano, i cavalli scalpitavano impazienti. E il popolo nelle vie aspettava la parata con la stessa impazienza con cui si attendeva il corso dei carri mascherati il sabato grasso. I borghesi invece comodamente seduti alle finestre delle case, davanti alle quali sarebbe sfilato li corteo, non pensavano che tutte quelle spese le avrebbero pagate loro, che era già pronta una "proporzionata imposta sul censo", gentile eufemismo per celare un'altra solenne torchiatura alle tasche del suddito paziente. Poi seguì la melanconia che tien dietro ai tripudi e alle sbornie; ancora un risveglio di entusiasmo vi fu per la festa da ballo d'etichetta della sera del 31 maggio. La caccia ai biglietti di invito raggiunse i limiti del grottesco. E i più accaniti e i più incontentabili furono gli impiegati e le loro signore! Così in quei giorni tutti furono contenti, compresi i membri del Comitato per gli alloggi, che s'ebbero una bella medaglia d'argento commemorativa per ciascuno; e compreso pure il professor Cattaneo - insegnante rinomato di rettorica a Brera - il quale, per essersi disturbato a compilar le iscrizioni sugli archi di trionfo, ricevette dal Podestà, come attestato della sua memoria e gratitudine, un "saggio di cioccolatte"!
Lettura Consigliata:
Milano d'una volta – IV – La Capitale
Alex Visconti
Fondazione Treccani degli Alfieri per la Storia di Milano 1945 – 75 pag
Ringrazio
l'amico collezionista Mirko Valtorta, per avermi concesso la lettura
cartacea di questo libretto.
Persone che ti consigliano libri; libri che ti consigliano persone.
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