DITTA GUENZATI
Antica
casa fondata nel 1768, Ditta Guenzati si occupa della vendita al
dettaglio di stoffe per l'abbigliamento e di telerie, oltreché
biancheria per l'uso domestico, distinguendosi sempre per l'alta qualità
dei prodotti offerti.
Originario dell'Alta Brianza, Giuseppe Guenzati apparteneva ad un'aristocratica famiglia patriarcale erbese. Adolescente, dimostrò doti non comuni per un ragazzo della sua età: persona molto seria, spiccato senso per gli affari e insolita passione per tutto quanto veniva creato con il tessuto.
Raggiunta l'età adulta, crebbe in lui la ferma convinzione di entrare nel mondo del commercio. Determinato più che mai a rendersi economicamente indipendente dalla sua famiglia, decise dopo essersi sposato con una donna di famiglia benestante dell'alta borghesia brianzola, di trasferirsi a Milano.
Milano a metà del secolo XVIII era una città in gran fermento e strategico crocevia di intensi scambi commerciali: era considerata uno dei centri serici più importanti di tutta Europa e in tutta Italia veniva prodotto ben il 75% della seta greggia europea.
Giuseppe decise di dedicarsi completamente al commercio di sete e fustagni, facendo la fortuna della sua azienda e della sua famiglia negli anni a seguire. Riuscì a trovare un palazzo con bottega sfitta, risalente alla seconda metà del Seicento ed appartenete ai discendenti di una storica famiglia nobile spagnola, i De Leyva. Nel
1768 Giuseppe Guenzati fondò quindi la ditta nell'antica Contrada dei
Fustagnari al fondaco n. 1677, scomparso in seguito alla riprogettazione
ottocentesca della piazza Cordusio.
Spronato dall'entusiasmo di poter mettere in pratica tutte le teoriche conoscenze sui tessuti insieme all'abilità nella gestione degli affari, Giuseppe riuscì in breve tempo a creare una rete di contatti che gli consentiva di commerciare con i migliori mercanti della piazza milanese e della provincia, assicurandosi la fornitura di tessuti di seta e di cotone tra i più pregiati presenti sul mercato sia in termini di qualità che di varietà, come broccati, satin, rasi, taffettà, organzini, velluti e fustagni etc. La clientela dimostrò di ben apprezzare la qualità dei suoi prodotti. E questa prerogativa inseguita da Giuseppe fin dall'inzio resterà immutata nel tempo fino a giungere ai giorni nostri.
Al sopraggiungere della morte di Giuseppe nel 1781, il primogenito Agostino assunse la conduzione dell'attività di famiglia, garantendone la continuità. Se in precedenza aiutava il padre occupandosi del magazzino e delle consegne, fin da giovanissimo era solito frequentare la bottega durante il tempo libero, con lo scopo di sgattaiolare al suo interno ed osservare quell'affascinante universo di adulti, nel quale il padre, con l'aiuto di altri due commessi, serviva raffinate signore tutte imbellettate ed eleganti uomini d'affari, mentre srotolavano sui lunghi banconi grosse pezze di stoffe di ogni genere ed armeggiavano lunghi metri di legno e grosse forbici da sartoria. A 12 anni, gli fu concesso di poter aiutare in bottega durante il mese di dicembre, per confezionare i pacchi dono contenenti scampoli di ogni genere, tagli imperfetti o fine pezza non idonei alla vendita e destinati a numerosi istituti religiosi, oratori, ospedali e opere pie che assistevano le famiglie meno abbienti della città.
Agostino riuscì a consolidare l'attività di famiglia e ad accrescerne il profitto, grazie anche alla concezione più fresca e dinamica degli affari ispirata dalle nuove tendenze europee, attraverso forniture di tessuti di seta e di cotone; quest'ultimi più economici ma ugualmente accattivanti. Gusti più attuali derivanti dalle più recenti produzioni francesi, tedesche, inglesi importati e distribuiti da facoltosi ed abili mercanti italiani.
Durante l'epoca napoleonica, gli affari di famiglia furono più che soddisfacenti e la bottega paterna, dopo quasi 40 anni d'attività, rimaneva un importante punto di riferimento in città per l'acquisto di stoffe pregiate destinate al confezionamento di raffinate mise da signora e di eleganti abiti da gentiluomo.
Durante il secondo periodo austriaco, Agostino decise di investire una cospicua parte dei suoi risparmi per dare un aspetto nuovo e più accattivante alla bottega e attirare più clienti. Decise di applicare uno stile più funzionale e alla moda, sostituendo i vecchi tavoli e i banconi di legno di poco valore con un arredamento più raffinato e di qualità, seguendo il nuovo gusto europeo che incominciava a diffondersi tra l'agiata borghesia milanese. La scelta ricadde sul sobrio ma elegante Stile Biedermeier, così criticamente chiamato per la sua semplicità nelle linee dal nome di un personaggio sempliciotto di una commedia di Ludwig Eichrodt. I tavoloni, i banconi e le scrivanie, tutt'oggi ancora in uso presso la storica bottega di Via Agnello a Milano, sono caratterizzati da semplici forme geometriche a rettangolo la cui decorazione è affidata al solo disegno naturale del legno in pregiato noce nazionale. Sul piano del medesimo bancone sono altrettanto ben visibili due tasselli di forma ottagonale che testimoniano la presenza, in passato, di due fori attraverso i quali venivano fatte “scivolare” all'interno di due tiretti sottostanti le preziose monete d'oro utilizzate fino alla fine dell'800 dai clienti più facoltosi per i loro pagamenti.
Agostino riuscì a consolidare l'attività di famiglia e ad accrescerne il profitto, grazie anche alla concezione più fresca e dinamica degli affari ispirata dalle nuove tendenze europee, attraverso forniture di tessuti di seta e di cotone; quest'ultimi più economici ma ugualmente accattivanti. Gusti più attuali derivanti dalle più recenti produzioni francesi, tedesche, inglesi importati e distribuiti da facoltosi ed abili mercanti italiani.
Durante l'epoca napoleonica, gli affari di famiglia furono più che soddisfacenti e la bottega paterna, dopo quasi 40 anni d'attività, rimaneva un importante punto di riferimento in città per l'acquisto di stoffe pregiate destinate al confezionamento di raffinate mise da signora e di eleganti abiti da gentiluomo.
Durante il secondo periodo austriaco, Agostino decise di investire una cospicua parte dei suoi risparmi per dare un aspetto nuovo e più accattivante alla bottega e attirare più clienti. Decise di applicare uno stile più funzionale e alla moda, sostituendo i vecchi tavoli e i banconi di legno di poco valore con un arredamento più raffinato e di qualità, seguendo il nuovo gusto europeo che incominciava a diffondersi tra l'agiata borghesia milanese. La scelta ricadde sul sobrio ma elegante Stile Biedermeier, così criticamente chiamato per la sua semplicità nelle linee dal nome di un personaggio sempliciotto di una commedia di Ludwig Eichrodt. I tavoloni, i banconi e le scrivanie, tutt'oggi ancora in uso presso la storica bottega di Via Agnello a Milano, sono caratterizzati da semplici forme geometriche a rettangolo la cui decorazione è affidata al solo disegno naturale del legno in pregiato noce nazionale. Sul piano del medesimo bancone sono altrettanto ben visibili due tasselli di forma ottagonale che testimoniano la presenza, in passato, di due fori attraverso i quali venivano fatte “scivolare” all'interno di due tiretti sottostanti le preziose monete d'oro utilizzate fino alla fine dell'800 dai clienti più facoltosi per i loro pagamenti.
Agostino approfondì le proprie conoscenze sulle varie tipologie e i molteplici impieghi dei tessuti: non si fece sfuggire le ultime novità della produzione tessile presenti sul mercato e così la sua fu tra le prime botteghe milanesi a commercializzare tessuti di seta realizzati coi nuovi telai Jacquard introdotti a Milano a partire dal 1824. La stessa cosa avvenne quattro anni più tardi per i nuovi tessuti impermeabilizzati importati dalla Francia.
Con la morte di Agostino, sopraggiunta il 4 ottobre 1832, la conduzione della Ditta Guenzati passò interamente nelle mani del figlio Giuseppe che già da anni lavorava a suo fianco nella gestione della bottega. Fu durante la sua gestione che si ebbe quel decisivo salto di qualità che consentì ai Guenzati di conquistare una posizione di prim'ordine nel commercio delle stoffe di pregio sulla piazza milanese.
Negli anni '40 del secolo XIX, Giuseppe affiancò alla sua professione di commerciante di tessuti anche quella di “sensale” di seta, ovvero di mediatore tra i compratori e i venditori di sete, la cui attività consisteva nel permettere che le parti avessero i mezzi necessari per fare affari rappresentandosi, se necessario, nella firma dei contratti. Giuseppe esercitò questo ruolo per ben 28 anni, ricoprendo anche la carica di sindaco dei sensali della città presso la Borsa del Commercio di Milano con sede nel Palazzo dei Giuriconsulti in Piazza Mercanti.
Negli anni '40 del secolo XIX, Giuseppe affiancò alla sua professione di commerciante di tessuti anche quella di “sensale” di seta, ovvero di mediatore tra i compratori e i venditori di sete, la cui attività consisteva nel permettere che le parti avessero i mezzi necessari per fare affari rappresentandosi, se necessario, nella firma dei contratti. Giuseppe esercitò questo ruolo per ben 28 anni, ricoprendo anche la carica di sindaco dei sensali della città presso la Borsa del Commercio di Milano con sede nel Palazzo dei Giuriconsulti in Piazza Mercanti.
Dinamico intellettuale, scrisse anche dei manuali: il primo pubblicato nel 1846, era il "Manuale del cultore della seta", dedicato alla coltivazione dei gelsi e all’allevamento dei bachi da seta, a cui seguiva uno studio comparativo sui vari tessuti di seta presenti sulla piazza meneghina, di cui si analizzava nel dettaglio la qualità. Il secondo del 1847 "Il cultore dei pomi da terra", verteva sulla coltivazione delle patate. Con queste pubblicazioni riscosse una tale popolarità da assicurarsi il favore non solo delle autorità asburgiche di Milano e di tutto il Regno Lombardo-Veneto, ma anche dei governi di alcuni Stati italiani.
Si decise anche di estendere il commercio di tessuti al di fuori della Lombardia affiancando così alla vendita al dettaglio effettuata in negozio, quella all'ingrosso realizzata attraverso una rete di agenti attivi in diversi Stati d'Italia. Le cospicue disponibilità finanziarie permisero in quegli anni l'acquisizione della contigua bottega di tessuti dei Rogorini e della loro relativa abitazione, ma soprattutto l'acquisto dell'intero palazzo di Via Fustagnari angolo Via Mercanti.
In questo periodo di particolare prosperità economica Giuseppe conobbe un illustre e alquanto carismatico personaggio: Don Giovanni Bosco. Un fugace iniziale incontro diede inizio ad un fitto scambio epistolare e ad una profonda amicizia destinati a durare fino alla morte di Giuseppe. Nel 1866 Don Bosco passò ancora da Milano per recarsi a Monza e non volendo rinunciare a salutare i Guenzati, fece avvertire la famiglia di andarlo a trovare in stazione. Qui, discorrendo con loro, Don Bosco disse le testuali parole: ”Quest'anno Signor Giuseppe faccia grande provvista di stoffe, perché troverà modo di rivenderla convenientemente”. Partito Don Bosco, i coniugi Guenzati seguirono il suo consiglio e nei mesi successivi tutto si avverò come predetto. In seguito i coniugi dichiararono che se avessero dato maggior credito alle parole del Santo acquistando quantitativi superiori di tessuti, avrebbero riscosso maggiori introiti.
In questo periodo di particolare prosperità economica Giuseppe conobbe un illustre e alquanto carismatico personaggio: Don Giovanni Bosco. Un fugace iniziale incontro diede inizio ad un fitto scambio epistolare e ad una profonda amicizia destinati a durare fino alla morte di Giuseppe. Nel 1866 Don Bosco passò ancora da Milano per recarsi a Monza e non volendo rinunciare a salutare i Guenzati, fece avvertire la famiglia di andarlo a trovare in stazione. Qui, discorrendo con loro, Don Bosco disse le testuali parole: ”Quest'anno Signor Giuseppe faccia grande provvista di stoffe, perché troverà modo di rivenderla convenientemente”. Partito Don Bosco, i coniugi Guenzati seguirono il suo consiglio e nei mesi successivi tutto si avverò come predetto. In seguito i coniugi dichiararono che se avessero dato maggior credito alle parole del Santo acquistando quantitativi superiori di tessuti, avrebbero riscosso maggiori introiti.
Nel frattempo il declino della seta lombarda nella seconda metà dell’Ottocento costrinse molti commercianti di stoffe ad estendere la loro attività anche ad altre tipologie di merce: nel 1873-74 la ditta Guenzati compariva ancora tra i principali operatori del settore nella città ambrosiana, ma era descritta come azienda operante in “telerie, cotoni e lanerie”, scomparendo definitivamente il riferimento alla seta.
Con la morte di Giuseppe, sopraggiunta il 10 maggio del 1870, la moglie Rosa Casati assunse la totale direzione dell'azienda, dando inizio a quelli che saranno gli ultimi sei anni della gestione Guenzati della bottega di Via Fustagnari. I due figli non essendosi mai interessati all'attività commerciale della propria famiglia, se non in maniera del tutto occasionale, lasciarono alla sola madre la conduzione della bottega, fino al 31 agosto 1876, quando Rosa Casati Guenzati decise di ritirarsi definitivamente dagli affari e di cedere a titolo completamente gratuito l'intera attività ai suoi due più meritevoli dipendenti con la solenne promessa di doverne mantenere la medesima denominazione commerciale. Si passò il testimone ai più fidati collaboratori Giovanni Battista Tomegno e Luigi Meda.
Nel mentre vi fu un periodo di forti trasformazioni sociali, dovute al radicale cambiamento della situazione politica, economica e culturale in atto in tutto il paese a seguito dell'Unità d'Italia (1861). I soci Tomegno e Meda si trovarono dunque ad affrontare un'impegnativa e duplice sfida: da una parte quella di mantenere la prestigiosa posizione nel mercato dei tessuti ereditata dai precedenti proprietari; dall'altra quella di ampliare l'offerta dei prodotti trattati al fine di restare al passo coi tempi. Nel 1913 Luigi Meda, a seguito di gravi problemi di salute, fu costretto a ritirarsi dagli affari lasciando la completa gestione del negozio al solo Tomegno che, liquidato il socio, ne assume la completa direzione. Distinto nell'abile conduzione degli affari, Giovanni Battista Tomegno assicurò alla ditta discreti margini di guadagno e con parte dei profitti ricavati riuscì a far studiare due dei suoi tre figli, Domenico e Luigi. Uno dottore commercialista, l'altro avvocato; il terzo figlio, Giuseppe, fu invece avviato alla professione del commercio, avendo affiancato il padre nei viaggi d’affari.
Ben presto la passione per i tessuti spinse i tre fratelli ad unire le forze, e grazie alle loro spiccate capacità individuali fornirono un prezioso contributo al successo dell'azienda paterna di Via dei Mercanti.
La crisi mondiale del 1929, il difficile ventennio fascista e la rovinosa II Guerra Mondiale lasciarono segni indelebili in tutto il paese. I fratelli Tomegno non si fecero scoraggiare e da ottimi commercianti, furono più che mai determinati a mantenere alto il prestigio della loro azienda sulla piazza milanese. I tre fratelli riuscirono a conferire un nuovo slancio al loro commercio di tessuti, grazie anche ad una rinnovata ed efficiente rete di rappresentanti attivi su tutto il territorio nazionale, che in breve tempo procurerò alla Guenzati l'attribuzione di fornitrice ufficiale di molti istituti religiosi ed ospedalieri, nonché di numerose associazioni teatrali e di diverse fabbriche automobilistiche.
Alla
fine dell'aprile 1945 gli alleati americani, entrati trionfalmente in Milano, requisirono i locali della Ditta
Guenzati obbligando i fratelli Tomegno a trasferire parte del loro
magazzino presso lo stabile di loro proprietà di Via Broletto al 20 e
trasformando la bottega in una sorta di deposito per il rifornimento
delle truppe americane. Sull'originale arredamento ottocentesco d'epoca
in stile Biedermeier sono ancora perfettamente visibili i segni di quel
forzato insediamento: due coppie di tacche incise a colpi di baionetta
sul bancone centrale di noce nazionale rispettivamente alla distanza di
46 e di 92 centimetri; gli americani infatti misurando in iarde non
erano in grado di utilizzare i metri di legno espressi in centimetri in
dotazione presso il negozio!
Alla fine degli anni sessanta il fiorente commercio della pregiata ditta apparve spento e in declino e nel 1968 si ebbe il secondo passaggio di mano. I fratelli cedettero l'azienda ai commessi più giovani: Vittorio Ragno aiuto-commesso e Angelo Moretti, fattorino. Il 5 giugno 1968 diventarono ufficialmente i nuovi titolari, dando continuità a quell'insolita tradizione, che da sempre aveva caratterizzato la Ditta Guenzati: quella di affidare l’attività ai dipendenti più meritevoli.
Vittorio, 19 anni, aveva già lavorato cinque anni prima come commesso presso la Tessuti Carlo Alberto, dimostrando ottime qualità nel settore delle vendite al dettaglio e imparando il mestiere. L’impegno, l’umiltà e la dedizione costante al lavoro sono qualità che finirono per premiare l’impegno di Vittorio e di Angelo, consentendo loro di emergere in una ditta composta alla metà del secolo XX di ben nove persone tra titolari, commessi e fattorini. Si accettò l'ardua sfida di riportare la Guenzati ai fasti di un tempo: il primo passo fu quello di abbandonare definitivamente il commercio all'ingrosso di tessuti e telerie divenuto oramai troppo dispersivo e ben poco rimunerativo, concentrando tutte le energie disponibili nel commercio al dettaglio. Questa prima fase di rinnovamento fu decisa sulla base di un'attenta osservazione delle nuove correnti della moda che stavano investendo il paese, dedicando particolare attenzione alle nuove esigenze e ai nuovi gusti dell'affezionata clientela.
All'inizio degli anni sessanta nuovi gusti dal Regno Unito influenzarono profondamente il modo di vestire degli italiani, e così sfruttando lo slancio derivante dal boom economico e dall'apprezzamento del british style nei salotti della Milano bene, i due giovani soci apparvero più che mai risoluti ad evidenziarne le novità.
Il sodalizio Ragno-Moretti durò poco più di 40 anni e durante questo lasso di tempo si concretizzò quella graduale ma indispensabile trasformazione che portò ad una sostanziale diminuzione delle tipologie di tessuti commercializzati (tartan, tweed e pettinati d'abito a parte), ma ad un significativo incremento degli accessori, soprattutto nel settore della maglieria e della cappelleria con un occhio di riguardo alle produzioni artigianali provenienti soprattutto dal Regno Unito e dall'Irlanda, ma anche dall'Italia e dalla Germania.
Vittorio, 19 anni, aveva già lavorato cinque anni prima come commesso presso la Tessuti Carlo Alberto, dimostrando ottime qualità nel settore delle vendite al dettaglio e imparando il mestiere. L’impegno, l’umiltà e la dedizione costante al lavoro sono qualità che finirono per premiare l’impegno di Vittorio e di Angelo, consentendo loro di emergere in una ditta composta alla metà del secolo XX di ben nove persone tra titolari, commessi e fattorini. Si accettò l'ardua sfida di riportare la Guenzati ai fasti di un tempo: il primo passo fu quello di abbandonare definitivamente il commercio all'ingrosso di tessuti e telerie divenuto oramai troppo dispersivo e ben poco rimunerativo, concentrando tutte le energie disponibili nel commercio al dettaglio. Questa prima fase di rinnovamento fu decisa sulla base di un'attenta osservazione delle nuove correnti della moda che stavano investendo il paese, dedicando particolare attenzione alle nuove esigenze e ai nuovi gusti dell'affezionata clientela.
All'inizio degli anni sessanta nuovi gusti dal Regno Unito influenzarono profondamente il modo di vestire degli italiani, e così sfruttando lo slancio derivante dal boom economico e dall'apprezzamento del british style nei salotti della Milano bene, i due giovani soci apparvero più che mai risoluti ad evidenziarne le novità.
Il sodalizio Ragno-Moretti durò poco più di 40 anni e durante questo lasso di tempo si concretizzò quella graduale ma indispensabile trasformazione che portò ad una sostanziale diminuzione delle tipologie di tessuti commercializzati (tartan, tweed e pettinati d'abito a parte), ma ad un significativo incremento degli accessori, soprattutto nel settore della maglieria e della cappelleria con un occhio di riguardo alle produzioni artigianali provenienti soprattutto dal Regno Unito e dall'Irlanda, ma anche dall'Italia e dalla Germania.
Alla fine del 2009, dopo oltre 50 anni di attività, Angelo Moretti si ritirò dagli affari. Il 10 febbraio 2010, Luigi figlio di Vittorio Ragno, rilevò la totalità delle sue quote societarie ed affiancò il padre nella conduzione della bicentenaria azienda Guenzati.
Fin dal principio, Luigi prese parte a numerosi incontri con fornitori, agenti e grossisti che per lui si tradussero in una fonte inesauribile di sapere ed esperienza del mondo delle stoffe e degli accessori di alto pregio. Durante i pigri mesi estivi di giugno e luglio fu “spedito” in Inghilterra a lavorare presso il negozio di W. Bill a Londra, diretto da un caro amico di famiglia, Mr. Robert Buckles, con lo scopo di apprendere l'arte della vendita in versione british e perfezionando nel contempo la lingua inglese. Col trascorrere delle stagioni si ritrovò sempre più spesso ad affiancare i due titolari nella visione di campionari e collezioni, partecipando attivamente alla scelta di nuovi prodotti da inserire in azienda e dimostrando un'accorta propensione agli acquisti che gradualmente gli permetterà di occuparsi personalmente dell'intero comparto.
Con l'avvento di internet la sua ricerca approfondita di specifici prodotti provenienti da oltremanica si fa più agevole, contribuendo ulteriormente a meglio specializzare lo stile della storica bottega meneghina di Via Mercanti. L'attività attuale della Ditta Guenzati è dunque lo straordinario risultato di un lungo processo di rinnovamento col preciso intento di restare continuamente al passo coi tempi moderni in costante evoluzione.
Con l'avvento di internet la sua ricerca approfondita di specifici prodotti provenienti da oltremanica si fa più agevole, contribuendo ulteriormente a meglio specializzare lo stile della storica bottega meneghina di Via Mercanti. L'attività attuale della Ditta Guenzati è dunque lo straordinario risultato di un lungo processo di rinnovamento col preciso intento di restare continuamente al passo coi tempi moderni in costante evoluzione.
Le travagliate vicissitudini della Ditta Guenzati continuarono nell'ottobre del 2018, quando fu costretta a lasciare definitivamente il luogo che l'aveva vista nascere, affermarsi e prosperare. Fino a quella data la Ditta Guenzati aveva detenuto quell'orgoglioso primato, di aver rappresentato l'ultima attività commerciale ancora vivente appartenente all'antica Contrada dei Fustagnari, di cui d'ora in poi ne sopravvivrà, purtroppo, solo la memoria. Fortunatamente grazie all'enorme sostegno dell'opinione pubblica, di Confesercenti, dei media e dei social, che hanno saputo mantenere alta l'attenzione sulla possibilità che Milano potesse perdere per sempre il suo negozio più antico, oggi la Ditta Guenzati può orgogliosamente continuare ad operare sulla piazza meneghina ed essere quel punto di riferimento unico nel suo genere, di sempre, in Via Agnello, dove grazie alle Assicurazioni Generali (proprietarie dello stabile precedente) e alla mediazione del Comune di Milano, ha potuto ricollocarsi per poter proseguire la sua storia e la sua tradizione che da 250 anni la contraddistinguono.
Varcata la soglia del negozio si ha l’impressione che l’orologio del tempo si sia fermato moltissimi anni fa riportando alla mente immagini di un passato oramai perduto, quando i clienti si recavano nelle botteghe a fare i propri acquisti a bordo di calessi e carrozze. L'ambiente familiare, informale che oggi accoglie il visitatore e la tranquilla atmosfera mista a quel “profumo” d’altri tempi che ancora si respira nei locali a due passi dal Duomo, rende la visita da Guenzati un’esperienza unica e sempre più rara da ritrovare nella caotica e frenetica Milano.
Oggi il negozio più antico di Milano, affianca ad un'ampia scelta di stoffe tweed, pettinati fini e tartan scozzesi, un'accurata selezione di cappelli, berretti, sciarpe, maglieria, kilt, panciotti, cravatte, calze ed oggettistica di vario genere di produzione rigorosamente anglosassone.
Oggi il negozio più antico di Milano, affianca ad un'ampia scelta di stoffe tweed, pettinati fini e tartan scozzesi, un'accurata selezione di cappelli, berretti, sciarpe, maglieria, kilt, panciotti, cravatte, calze ed oggettistica di vario genere di produzione rigorosamente anglosassone.
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