LE GRANDI DONNE DI MILANO
Ci sono storie che a leggerle scorrono via come romanzi. Ci sono pagine di vita che segnano - e sembrano racconti - la Storia maiuscola.
Milanesi di nascita o di residenza - a volte tutte e due le cose ostentate con orgoglio - le riconosci eccome, perché queste donne sono già tutte famose. Le hai incontrate a scuola, nei libri di storia o letteratura, orditrici della politica dei mariti, protagoniste involontarie di sonetti, muse ispiratrici, amanti, cantanti o attrici. Ne hai già letto amori o gesta, ne riconosci le parole piegate alla metrica, i gesti controcorrente. O più spesso, le ricordi per come ce le ha consegnate la storia. E' qui l'occasione per riscoprire la tempra delle donne che hanno fatto grande Milano. Le vite di queste donne lasciano molte tracce, e contribuiscono a ricostruire per esempio anche una storia della condizione femminile attraverso i secoli.
In questo libro sono presentati 32 ritratti, eccone alcuni.
AURONA
Figlia del duca longobardo d'Asti Ansprando, sorella del futuro re Liutprando. Il duca Ansprando divenne tutore e reggente di Liutperto, figlio del defunto re Cuniperto. Alcuni duchi longobardi ribelli attaccarono il regno. Dopo alcune peripezie divenne re, Ariperto. Ansprando riuscì a fuggire ma per trovarlo, Ariperto decise di imprigionare la sua famiglia. Paolo Diacono nella "Storia dei Longobardi" indica come la moglie e la figlia Aurona furono mutilate al viso, del naso e delle orecchie. Le donne si rifugiarono a Milano da Teodoro, vescovo figlio e fratello. Aurona poté fondare un monastero per trascorrere i suoi giorni, dedicato a Santa Maria e nella zona di Porta Nuova. L'anno di fondazione fu intorno al 740 d.C, periodo in cui il vescovo Teodoro morì e luogo in cui venne sepolto. Ancora oggi si ricorda il monastero come una delle prime chiede doppie di Milano.
GUGLIELMINA LA BOEMA
Straniera, dai modi eleganti e gentili, arrivò a Milano nel 1270. Ella stessa si definiva principessa di Boemia, senza indicare i motivi per i quali fu costretta a lasciare il suo territorio. Donna di carità nei confronti di tanti bisognosi, fu riconosciuta dal popolo come una santa guaritrice. Anche le suore Umiliate di Santa Caterina in Brera strinsero un forte legame con la Boema. Qui un cittadino benestante, Andrea Saramita, che si fece quasi profeta del culto incentrato sulla figura di Guglielmina. La donna si staccò del Saramita, continuando le sue opere di bene. Fu avvicinata anche dai monaci cistercensi di Chiaravalle, e fu proprio l'abbazia che ospitò le sue spoglie alla morte nel 1281. Maifreda Pirovano, suora Umiliata, si riteneva erede di Guglielmina e ottenne molte simpatie dagli eretici, divenendo Papessa. Nel 1300 ebbe luogo il processo da parte della Santa Inquisizione, che portò al rogo Maifreda e i suoi seguaci. Anche le spoglie della Boema furono riesumate e bruciate poiché si affermava che la Santa facesse miracoli tra la gente. Fu quindi considerata eretica da morta.
BIANCA MARIA VISCONTI
Figlia leggittimata del duca di Milano Filippo Maria Visconti e dell'amante Agnese dl Maino. Non avendo avuto figli maschi, il duca di Milano stipulò a contratto il matrimonio della figlia con un uomo di peso, che avrebbe potuto adottarlo, affinché potesse assicurarsi una successione per discendenza diretta. Il prescelto fu Francesco Sforza, rinomato capitano di ventura. Dopo anni di fedeltà e scontri, il matrimonio ebbe luogo nel 1441. Dopo la morte del duca, Milano necessitava di una guida forte che riponesse ordine. Lo Sforza conquistò Milano nel 1450.
Bianca Maria si dimostrò abile amministratrice con una forte attitudine al comando, saggia e leale governante, diplomatica, moglie fedele. Fu co-reggente alla morte del marito, prima di passare il potere all'erede al trono Galeazzo Maria.
CECILIA GALLERANI
Nonostante fosse appartenuta a una famiglia agiata molto vicina ai duchi sforzeschi di Milano, dopo la morte del padre Fazio si ritrovò ad affrontare con i fratelli delle difficoltà economiche. Per recuperare dignità era necessario riappropriarsi dei beni confiscati dal Moro. Cecilia fu mandata a corte con questo scopo dai fratelli, consapevoli della bellezza della donna che avrebbe ammaliato il duca. Pare che Ludovico Maria Sforza si fosse davvero innamorato di Cecilia, tanto che risiedette presso il castello come un vero membro della corte. Il Moro però doveva contrarre ufficialmente matrimonio con Beatrice d'Este. A seguito la Gallerani fu allontanata dal castello e sistemata in una residenza preparata appositamente non tanto lontano. Nonostante il figlio Cesare avuto dal duca, Cecilia Gallerani fu fatta sposare con il conte Ludovico Carminati de' Brambilla detto il Bergamino. Divenne un delle salottiere più apprezzate dell'epoca e soprattutto il suo ritratto fu immortalato da Leonardo da Vinci in quella che oggi è l'opera della "Dama con l'Ermellino", verso il 1488.
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MARIA GAETANA AGNESI
Nel Settecento illuminista, Maria Gaetana Agnesi rappresentò un cambiamento negli stereotipi della condizione intellettuale femminile, grazie specialmente a suo padre Pietro che, di vedute aperte ne riconobbe le doti. Si dedicò allo studio delle lingue e della matematica e si faceva notare nei salotti del tempo da svariati ospiti italiani e stranieri. Nel 1748 fu pubblicato il testo delle "Istituzioni Analitiche ad Uso della Gioventù Italiana", che trattava del calcolo differenziale, integrale e infinitesimale. Espose anche della Versiera detta Agnesi, una curva cubica piana di equazione cartesiana che descrisse e spiegò con estrema chiarezza. Nel 1752 morì il padre Pietro e Maria Gaetana decise di dedicarsi completamente ai bisognosi, abbandonando la matematica. Trasformò la sua casa milanese in ricovero per donne inferme e impiegò i suoi averi. Negli anni '70 del Settecento assunse la direzione della sezione femminile del nuovo Pio Albergo Trivulzio, istituzione ideata come ospizio. Fu qui che dimorò fino alla morte.
GIUDITTA PASTA
Angiola Maria Costanza, soprannominata Giuditta, Negri nacque a Saronno. Lo zio Filippo Ferranti si accorse già in giovane età delle sue potenzialità vocali. Si trasferì a Milano frequentando l'élite del tempo, con lo scopo di far fare carriera alla nipote. Le doti di Giuditta colpirono anche il contralto Giuseppina Grassini. La fanciulla entrò quindi al Conservatorio di Milano e fu li che conobbe Giuseppe Pasta con cui a seguito si sposò. Debuttarono al Teatro dei Filodrammatici nel 1815. Sempre grazie allo zio Giuditta debuttò a Parigi, a Londra e in altre città italiane, migliorando sempre di più la sua voce. Ritornò a Parigi e lavorò a fianco di Rossini che modificò parte delle sue opere per adattarle meglio alla vocalità della cantante. Il suo nome divenne garanzia di successo. Tecnica, anima e passione colpirono anche Vincenzo Bellini. Nel 1831 debuttò al Teatro Carcano di Milano con l'Anna Bolena di Donizetti e interpretò altre opere di Bellini. Fu alla Scala con la Norma. Fu a seguito della morte del compositore, che per varie vicissitudini, iniziò il suo ritiro.
LAURA SOLERA MANTEGAZZA
Laura Solera apparteneva a una famiglia borghese. Dopo aver avuto educazione in collegio ed essere ospitata da un vecchio amico di famiglia, fu fatta sposare con Giovan Battista Mantegazza, figlio del podestà di Monza e discendente di nota famiglia milanese. La donna si dedicò alla casa e alla famiglia, ma dotata di provato altruismo, si fece riconoscere con altre donne durante le Cinque Giornate di Milano, nell'aiutare feriti e malati. Spesso considerata una patriota da controllare, il suo interesse primario era aiutare chi ne avesse bisogno. Nel 1850, grazie al pedagogista milanese Giuseppe Sacchi, venne aperto in alcuni locali della casa della donna, il Pio Ricovero per lattanti e slattati, spesso abbandonati dalle famiglie operaie. Nei locali dell'Asilo si ricevettero anche le stesse donne operaie affinché potessero ricevere un minimo di istruzione. Nuovi spazi furono aperti anche in Porta Ticinese. Laura Solera Mantegazza curò anche i feriti delle guerre d'Indipendenza e appoggiò la spedizione dei Mille. Nel 1862 inaugurò l'Associazione di Mutuo Soccorso per le operaie milanesi e a seguito l'apertura di una Scuola Professionale femminile.
ANNA RADIUS ZUCCARI - NEERA
Educata dalle zie come un peso durante la giovane età, timida e introversa con pochi contatti con l'esterno, sviluppò emozioni e sentimenti nel "leggere, scrivere e pensare". Nel 1871 sposò Adolfo Radius e riottenne stabilità economica. Fu con il marito che tutto quello che aveva immaginato e pensato sull'amore si era concretizzato. Neera è il primo personaggio creato da Anna, protagonista occulta di ogni storia, con la sua indole schiva e riservata; il suo punto si vista sul mondo femminile. Accusata di aver dato vita a personaggi remissivi e sottomessi nelle quali le donne femministe del tempo vedevano il prototipo della donna vittima docile e silente del maschio, la scrittrice sentì ed espresse con spontaneità le esigenze fondamentali della donna: una sessualità completa che ha ruolo attivo nel rapporto, che riceve e che da, che realizza sé stessa. Pubblicò il suo primo articolo nel 1875.
ERSILIA BRONZINI MAJNO
Fin dalla giovane età Ersilia maturò diverse conoscenze in campo letterario, linguistico, storico e filosofico. Grazie al fratello Edgardo conobbe l'avvocato di fede socialista Luigi Majno. I due si sposarono condividendo gli stessi ideali. Si dedicò all'assistenza delle donne gravide, indigenti e operaie. Col altre donne si batté, con raccolte di fondi, a mantenere funzionante una guardia ostetrica gratuita aperta nel 1888. Dopo i moto socialisti di Milano, nel 1899 fondò l'Unione Femminile Nazionale, con lo scopo di offrire luogo sicuro e di incontro alle operaie, conoscenza ed educazione da praticare in famiglia. Si organizzavano anche corsi mirati per la crescita professionale, affinché ci fosse beneficio e miglior resa lavorativa. L'Unione doveva anche spingere le donne della borghesia a partecipare concretamente all'interno di enti assistenziali. Nel 1901 morì di malattia la figlia tredicenne Mariuccia. Nello stesso tempo si inaugurò un Asilo laico a cui si legò il nome della ragazzina, Asilo Mariuccia, con lo scopo di recuperare ragazze abbandonate, sbandate, orfane, di mal costume e già avviate alla prostituzione. L'Asilo fu poi aperto anche all'educazione dei bambini.
ADA NEGRI
In giovane età Ada fu iscritta alla Scuola Normale Femminile di Lodi, una scuola magistrale che le permise di diventare nel 1888 un'insegnante. Gli anni si insegnamento femminile coincisero con i suoi esordi letterari. Specialmente trovò d'ispirazione la poesia. Iniziò a farsi conoscere su alcuni giornali e fu nel 1892 che l'editore milanese Treves pubblicò la sua prima raccolta con il titolo "Fatalità". Fu un successo inatteso. La poesia denotava uno spiccato senso di denuncia sociale soprattutto nei confronti della borghesia, e in parte si ispirava anche ai fatti della vita di Ada. Le tematiche trattate la soprannominarono "Poetessa del Quarto Stato". A seguito iniziò un'intensa attività con la stampa. Dopo un matrimonio infelice si dedicò all'aiuto dei feriti della Prima Guerra Mondiale. Nel 1921 pubblicò un romanzo autobiografico dal titolo Stella Mattutina. L'opera fu tradotta in altre lingue e fu un best-seller dell'Italia fascista. Nel 1931 le fu consegnato il Premio Mussolini alla carriera, mentre nel 1940 venne nominata all'Accademia Italiana per i meriti letterari.
CAMILLA CEDERNA
Laureata in lettere, esordì sulla stampa nazionale nel 1939, sul quotidiano nazionale "L'Ambrosiano". Pubblicò anche sul Corriere della Sera, ma dopo gli anni della Seconda Guerra Mondiale fu tra i fondatori dell'"Europeo" di Milano, uno dei primi grandi settimanali destinato a vasto pubblico, occupandosi di moda e costume. Entrò in contatto con grandi dello spettacolo, ad esempio Anna Magnani, Federico Fellini, Maria Callas; realizzando ritratti rapidi ma efficaci e indimenticabili. Scrisse per altre testate nazionali, occupandosi svariati temi. La sua produzione giornalistica cambiò allo scoppio della bomba nella Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969. Trovandosi sul luogo annotò le discussioni effettuate sull'accaduto. Il suo giornalismo divenne espressione di coscienza civile, non rassegnandosi a depistaggi e versioni ufficiali, bensì ricercando e pretendendo verità e giustizia.
Lettura Consigliata:
Le Grandi Donne di Milano
Daniela Ferro
Newton Compton Editori
2007 - 512 pag
Leggi questo libro per riscoprire le donne più importanti della storia milanese!
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