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lunedì 4 marzo 2013

Brianza - Significato, confini, fiumi

 
BRIANZA

SIGNIFICATO, CONFINI, FIUMI

Con il termine Brianza s'intende un territorio individuato tra le province di Milano, Monza e Brianza, Como e Lecco.
I confini dell'area regionale tradizionalmente conosciuti sono:
  • a nord i rilievi delle Prealpi
  • a sud i comuni che costeggiano il canale Villoresi
  • a ovest il fiume Seveso
  • a est il fiume Adda
montagne grigne e resegone
Il territorio è pianeggiante a sud e a ovest, più collinare a nord e a est. La porzione sale molto gradualmente da sud a nord. Si parla di alta e bassa Brianza. Data la posizione settentrionale, è percepibile come le Alpi formino un arco intorno a tutta la pianura. Un'attenta analisi del territorio brianzolo rivela che il paesaggio è stato modellato non solo dai ghiacciai, ma anche dall'erosione carsica, un fenomeno chimico che provoca la dissoluzione di alcuni tipi di rocce calcaree e gessi quando vengono a contatto con le acque naturali.
I rilievi briantei sono i primi a vedersi provenendo da sud. Raggiungono generalmente i 500-600m d'altezza, ma in alcuni casi presentano altezze montane (es. Cornizzolo 1241m – Corni di Canzo 1371m – Resegone 1875m).
Una leggenda pubblicata nel 1961 narra che un tempo lontano era avvenuta una lunga lotta tra Arcangeli e Diavoli. Poiché il tutto sembrava non aver mai fine, gli Arcangeli decisero definitivamente di agire per sconfiggere il gigantesco generale Canzio e tutta la sua schiera. Agirono di domenica, giorno del Signore. Soffiatogli addosso del pepe primordiale, Canzio starnutì così fortemente che la sua testa andò a conficcarsi in terra, staccandosi le corna e perdendo alcuni denti. Sconfitto, gli Arcangeli chiesero a Dio di dare un segno a questa vittoria. Si decise che le corna e i denti fossero tramutati in pietre e prendessero forma di monti con il nome di Corni di Canzo, Grigne e Resegone. Le lacrime versate dal generale diedero origine a un fiume perenne chiamato Lambro, le impronte divennero azzurri laghi. La regione oramai dolce e bellissima si chiamò Brianza.

NOME BRIANZA
Il primo documento scritto in cui compare il nome di Brianza data al 16 agosto 1107 e corrisponde al lascito della vedova di Azzone Grassi, milanese, in cui si era specificata la donazione a un monastero cluniacense di terre situate dal luogo qui dicitur Brianza.
Il nome deriva con molta probabilità dal celtico brig, che significa colle o altura. Un'altra versione sostiene invece che il nome derivi da Brianteo, generale di Belloveso che dal VII al V secolo aveva occupato il territorio dell'Insubria. Si menziona anche la derivazione da Briganti, una tribù celtica che aveva occupato le zone prealpine e la trasformazione in seguito, legata al vero fenomeno del brigantaggio, che avrebbe trovato rifugio tra i boschi e le colline.

brianza laghi
Il paesaggio della Brianza è caratterizzato da specchi lacustri creati dalle glaciazioni quaternarie nella fascia centrale della regione. Da ovest a est si susseguono i laghi di Montorfano, Alserio, Pusiano, Annone e Garlate. Il lago più importante è quello di Annone (5,71km² di estensione) che raggiunge una profondità di ca 11m. Le dimensioni ridotte e la scarsa profondità possono dar origine a ghiacciate durante l'inverno. Il lago ha una forma simile a quella di un cuore, determinata dalla penisola di Isella che lo divide in due parti.
L'altro lago rilevante è quello di Pusiano, situato tra le province di Lecco e Como. Alimentato dal fiume Lambro, che prende il nome di Lambrone nel tratto immediatamente a monte del lago, è dal 1811 regolato allo sbocco verso la valle attraverso una diga, Cavo Diotti. Pur di modesta profondità, il lago di Pusiano, anche nei periodi di secca era comunque un serbatoio d'acqua dalle considerevoli potenzialità e fu così che un possidente e uomo d'affari milanese, l'avvocato Luigi Diotti, pensò di sfruttare la risorsa. Si trattava di dare al lago un emissario a livello inferiore, scavandone uno artificiale con un breve tratto sotterraneo che sfociasse a una quota più bassa. Si accordò nel 1793 con il proprietario del lago, il marchese Antonio Mollo, con l'intesa del carico delle spese e di una spartizione alla pari degli utili. Attualmente il lago ha una lunghezza massima di 2.700m, una larghezza di 2.400m, un perimetro di circa 11km, una superficie minima di 5.250.000 m² e di 6.720.000 m² nei periodi di piena.
Del Lago Pusiano si scrisse ufficialmente per la prima volta nel 1314, quando si regolarizzò la spartizione del bacino mediante rogito: 2/3 di competenza dell’Arcivescovo di Milano e della sua Mensa per i bisognosi, 1/3 della Collegiata di San Giovanni Battista di Monza.
Numerosi cambi di proprietà hanno caratterizzato il Lago nel corso dei secoli, nel 1483 l’Arcivescovo di Milano concesse l’affitto del Lago ad una famiglia privata chiedendo però in cambio un canone in denaro e imponendo l’obbligo di fornire un determinato quantitativo di pesce alla mensa arcivescovile in tempo di Quaresima. Dal 1588 al 1765 fu di proprietà della la famiglia Carpani.
Per appannaggio imperiale, il bacino divenne patrimonio napoleonico. Nel 1816 il meccanico Locatelli eseguì il primo esperimento del “naviglio inaufragabile”, con ogni probabilità una barca dotata di particolari strumentazioni tecniche che la rendevano particolarmente resistente in caso di piogge o temporali. Della prova non restano informazioni scritte. Certo fu che nel 1820 si provò nel lago il primo battello a vapore d’Italia.

FIUMI
fiume adda
L'Adda è il più lungo affluente del Po con un percorso che si sviluppa per 313 km. Il suo nome deriva dal celtico e significa acqua corrente. È il quarto fiume italiano per lunghezza dopo Po, Adige e Tevere. Attraversa le Province di Sondrio, Como, Lecco, Bergamo, Milano, Monza e Brianza, Cremona e Lodi. Entra nel Po nella località Brevia del comune di Castelnuovo Bocca d'Adda, in provincia di Lodi.
Nasce dal Monte del Ferro nelle Alpi Retiche e si immette presso Colico nel lago di Como. Le sue acque, dopo aver alimentato questo bacino lacustre, escono come emissario dall'estremità meridionale del Lario, nei pressi di Lecco, dove formano i piccoli bacini naturali di Garlate e di Olginate. Fino a dove riceve il Villoresi fa da confine est della Brianza. Dopo aver attraversato il territorio del Meratese si dirige verso Sud ricevendo il fiume Brembo presso Canonica d'Adda (Bergamo). Il regime dell'Adda è di tipo alpino e viene modulato naturalmente dal Lago di Como.

fiume seveso
Il Seveso è un fiume a carattere torrentizio lungo 52km il cui corso si sviluppa interamente nelle provincie di Como, Monza e Brianza e Milano. Tra Cavallasca e Paderno Dugnano contribuisce a formare il confine occidentale della Brianza. Il Seveso nasce a Cavallasca, sul Monte Sasso, in prossimità della frontiera svizzera, a quota 490m. Scorre coperto fra Bresso e Milano, alla confluenza con il Naviglio della Martesana, per quasi 9km. In questo tratto riceve il torrente Molia.
L'attuale foce nella Martesana è sotto via Melchiorre Gioia all'altezza di via Giacomo Carissimi. Da porta Nuova, al ponte delle Gabelle, le acque prendono il nome di Cavo Redefossi.
Il Seveso fu il primo fiume che i Romani deviarono a Milano: il suo corso naturale lo portava, provenendo da nordovest, a sfiorare la città sul suo lato orientale. In epoca repubblicana fu indirizzato attraverso il Sevesetto ad alimentare la fossa a difesa delle mura cittadine. Una seconda derivazione fu aperta per alimentare le terme Erculee e, più tardi, i battisteri della cattedrale. Le acque del Seveso finivano, attraverso la fossa muraria, alla Vettabbia che riprendeva l'alveo del fiume a sudest di Milano e terminava nel Lambro nei pressi di Melegnano.
Quando la Martesana fu portata fino a Milano (1496), i due corsi d'acqua si intersecarono. All'intersezione, il Seveso venne incanalato dando origine alla roggia Gerenzana, ma si avvertì l'esigenza di creare un canale che potesse scaricare le acque prima che entrassero, attraverso la conca dell'Incoronata nel naviglio di San Marco, recapitandole direttamente nella fossa interna più a valle. Lo scolmatore si chiamò Redefosso, probabilmente dalla contrazione di retrofossum. Con la costruzione delle mura Spagnole, fu naturale che il Redefossi le contornasse dal ponte delle Gabelle (poco a oriente della "nuova" porta Nuova) fino a confluire nella Vettabbia (a quel punto già uscita dalla fossa interna) nei pressi di porta Lodovica. La portata aggiunta alla Vettabbia non trovò però sufficiente sfogo nell'irrigazione dei terreni circostanti e le esondazioni divennero via via più frequenti.
L'ingegnere Pietro Parea, ingaggiato da un gruppo di Utenti della Vettabbia, progettò il prolungamento del Redefossi fino quasi a Melegnano: il costo dell'opera era elevato, ma con molto realismo il governo austriaco rispose che la cifra era inferiore a quella sborsata in occasione delle esondazioni. I lavori iniziarono nel 1783 e furono terminati nel giro di tre anni. Il percorso era quello odierno fino alla Vettabbia, prima della sua foce nel Lambro. La copertura e la tombinatura del Seveso a Milano avvennero gradualmente con l'espandersi della città. Le prime datarono dalla fine del XIX secolo e riguardarono il tratto dalla Martesana a porta Nuova, iniziando dai Bastioni, risalendo fino a via Ponte Seveso e in un secondo tempo fino al naviglio, in via Melchiorre Gioia.
La parte più settentrionale del Seveso (porzione montana) è caratterizzata da pendenze piuttosto rilevanti e da un numero elevato di piccolissimi affluenti. Scorre rapido tra pareti rocciose in una valle morenica scavata dal ritirarsi dei ghiacciai dopo l'ultima glaciazione. Questo tratto, caratterizzato da un ambiente naturale ben conservato anche per la scarsa pressione abitativa, si conclude alla confluenza del fosso Lusèrt, prima di Fino Mornasco. Il tratto centrale del torrente (porzione collinare) è più serpeggiante, con pendenze meno accentuate.
Nel tratto finale il fiume scorre con pendenze quasi nulle e sempre in alveo artificiale. Storicamente, invece, era in questo punto che il fiume scorreva praticamente al livello del piano di campagna e le sue acque in caso di piena, avevano l'opportunità di divagare nel piano circostante.

fiume lambro
Il Lambro è un fiume lungo 130 km. Il nome deriva dal latino Lambrus, probabile dal greco λαμπρως (lampròs) lucente. Che anticamente lo fosse, lo conferma il detto milanese ciar com'el Làmber, limpido come il Lambro. Il fiume nasce dai monti del gruppo di San Primo (Triangolo lariano), nell'area di Piano Rancio nel comune di Magreglio, poco a nord del Ghisallo. La sorgente del Lambro è di tipo carsico ed è chiamata Menaresta poiché mena, va - porta e resta, rimane. Un serbatoio a sifone sotterraneo posto nella roccia calcarea si riempie d'acqua a intervalli regolari, fino a traboccare con un flusso vivace per poi rallentarlo prima di caricarsi nuovamente; l'intero ciclo dura otto minuti. Dalla Menaresta un ruscelletto scorre verso Magreglio. Il fiume, che riceve il suo primo affluente, attraversa con corso rapido la Valassina, bagnando i centri di Asso, Canzo, Ponte Lambro ed Erba. A Erba si immette nel lago di Pusiano. Uscito dal lago il fiume riceve da destra l'emissario del lago di Alserio dopodiché bagna il centro di Merone. Da qui scorre con andamento tortuoso ai piedi delle colline moreniche dove raccoglie le acque di svariati rii, rogge e di laghetti brianzoli, raggiungendo poi la città di Monza. Subito attraversa l'omonimo parco dividendosi nei pressi della Chiesa del Carrobiolo in due rami: il Lambro che passa sotto il Ponte dei Leoni, ed il Lambretto che fu fatto deviare nel XIV secolo dai Visconti per la difesa della città.
Uscito da Monza nuovamente con corso riunito, il fiume attraversa Brugherio, Sesto San Giovanni e Cologno Monzese, poi scorre sotto il ponte-canale della Martesana ricevendone le eventuali acque in eccesso ed entra a Milano, percorrendo tutta la periferia orientale. Attraversa Cascina Gobba, Cimiano, parco Lambro, Lambrate, Ortica-parcoForlanini, Ponte Lambro e Monluè. Riceve la roggia Lirone, emissario dell'Idroscalo e alcune altre minori provenienti dall'est-Milano.
Uscendo da Milano a Peschiera Borromeo, il Lambro riceve le acque trattate dal depuratore Milano-est, a monte di Melegnano quelle del colatore Addetta che ne accrescono artificialmente la portata e, giunto a Melegnano, quelle della Vettabbia, arricchite più a monte dal Cavo Redefossi, entrando poi alcuni chilometri a valle in provincia di Lodi. Con corso più lento il fiume attraversa in seguito la cittadina di Sant'Angelo Lodigiano ricevendo da destra il Lambro meridionale. Con portata quasi raddoppiata il fiume prosegue lento bagnando il centro di San Colombano al Lambro e una volta giunto a Corte Sant'Andrea (frazione di Senna Lodigiana), confluisce da sinistra nel Po. Il Lambro ha un regime tipicamente pre-alpino con massimi di portata autunnali e primaverili e magre estive e invernali.
Il Ceppo è un conglomerato di roccia con elementi costituiti prevalentemente da rocce sedimentarie (come calcari, arenarie, dolomie, selce) cui si associano graniti, gneiss ed altro.
Caratteristico del Lambro della Brianza collinare, presenta diversi sgrottamenti/affioramenti in conseguenza dell'azione fluviale (molto famosi: l'Orrido di Inverigo e le Grotte di Realdino a Carate Brianza). Questa roccia è stata nel passato uno dei materiali da costruzione più usati in Brianza, nonostante fosse all'apparenza poco adatto per l'impiego in usi nobili. Era infatti sufficientemente reperibile e a costi competitivi rispetto ad altri materiali; inoltre era conosciuto per la sua facile lavorabilità, la sua bassa durezza, la sua capacità di non far salire l'umidità se associato nella costruzione delle fondamenta degli edifici. Esso è stato comunque utilizzato anche nei giardini e nei rivestimenti per le facciate di ville signorili. Per i Mulini si usavano le “puddinghe”, pietre conglomerate sedimentate come il “ceppo”.

Lettura consigliata:
La nostra terra - Storia di Monza, della Brianza e dei territori limitrofi - AA VV
ll Giorno - Gruppo Bancario Credito Valtellinese - 1996 - 345 pag

Brianza - assaggio di Storia

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