BRIANZA
SIGNIFICATO, CONFINI, FIUMI
Con
il termine Brianza s'intende un territorio individuato tra le
province di Milano, Monza e Brianza, Como e Lecco.
I
confini dell'area regionale tradizionalmente conosciuti sono:
- a nord i rilievi delle Prealpi
- a sud i comuni che costeggiano il canale Villoresi
- a ovest il fiume Seveso
- a est il fiume Adda
Il
territorio è pianeggiante a sud e a ovest, più collinare a nord e a
est. La porzione sale molto gradualmente da sud a nord. Si parla di
alta e bassa Brianza. Data la posizione settentrionale, è
percepibile come le Alpi formino un arco intorno a tutta la pianura.
Un'attenta analisi del territorio brianzolo rivela che il paesaggio è
stato modellato non solo dai ghiacciai, ma anche dall'erosione
carsica, un fenomeno chimico che provoca la dissoluzione di alcuni
tipi di rocce calcaree e gessi quando vengono a contatto con le acque
naturali.
I
rilievi briantei sono i primi a vedersi provenendo da sud.
Raggiungono generalmente i 500-600m d'altezza, ma in alcuni casi
presentano altezze montane (es. Cornizzolo 1241m – Corni di Canzo
1371m – Resegone 1875m).
Una
leggenda pubblicata nel 1961 narra che un tempo lontano era avvenuta
una lunga lotta tra Arcangeli e Diavoli. Poiché il tutto sembrava
non aver mai fine, gli Arcangeli decisero definitivamente di agire
per sconfiggere il gigantesco generale Canzio e tutta la sua schiera.
Agirono di domenica, giorno del Signore. Soffiatogli addosso del pepe
primordiale, Canzio starnutì così fortemente che la sua testa andò
a conficcarsi in terra, staccandosi le corna e perdendo alcuni denti.
Sconfitto, gli Arcangeli chiesero a Dio di dare un segno a questa
vittoria. Si decise che le corna e i denti fossero tramutati in
pietre e prendessero forma di monti con il nome di Corni di Canzo,
Grigne e Resegone. Le lacrime versate dal generale
diedero origine a un fiume perenne chiamato Lambro, le
impronte divennero azzurri laghi. La regione oramai dolce e
bellissima si chiamò Brianza.
NOME
BRIANZA
Il
primo documento scritto in cui compare il nome di Brianza data al 16
agosto 1107 e corrisponde al lascito della vedova di Azzone Grassi,
milanese, in cui si era specificata la donazione a un monastero
cluniacense di terre situate dal luogo qui dicitur Brianza.
Il
nome deriva con molta probabilità dal celtico brig, che
significa colle o altura. Un'altra versione sostiene invece che il
nome derivi da Brianteo, generale di Belloveso che dal VII al V
secolo aveva occupato il territorio dell'Insubria. Si menziona anche
la derivazione da Briganti, una tribù celtica che aveva occupato le
zone prealpine e la trasformazione in seguito, legata al vero
fenomeno del brigantaggio, che avrebbe trovato rifugio tra i boschi e
le colline.
Il
paesaggio della Brianza è caratterizzato da specchi lacustri creati
dalle glaciazioni quaternarie nella fascia centrale della regione. Da
ovest a est si susseguono i laghi di Montorfano, Alserio, Pusiano,
Annone e Garlate. Il lago più importante è quello di Annone
(5,71km² di estensione) che
raggiunge una profondità di ca 11m. Le dimensioni ridotte e la
scarsa profondità possono dar origine a ghiacciate durante
l'inverno. Il lago ha una forma simile a quella di un cuore,
determinata dalla penisola di Isella che lo divide in due parti.
L'altro
lago rilevante è quello di Pusiano, situato tra le province di Lecco
e Como. Alimentato dal fiume Lambro, che prende il nome di Lambrone
nel tratto immediatamente a monte del lago, è dal 1811 regolato allo
sbocco verso la valle attraverso una diga, Cavo Diotti. Pur di
modesta profondità, il lago di Pusiano, anche nei periodi di secca
era comunque un serbatoio d'acqua dalle considerevoli potenzialità e
fu così che un possidente e uomo d'affari milanese, l'avvocato Luigi
Diotti, pensò di sfruttare la risorsa. Si trattava di dare al lago
un emissario a livello inferiore, scavandone uno artificiale con un
breve tratto sotterraneo che sfociasse a una quota più bassa. Si
accordò nel 1793 con il proprietario del lago, il marchese Antonio
Mollo, con l'intesa del carico delle spese e di una spartizione alla
pari degli utili. Attualmente il lago ha una lunghezza massima di
2.700m, una larghezza di 2.400m, un perimetro di circa 11km, una
superficie minima di 5.250.000 m²
e di 6.720.000 m² nei
periodi di piena.
Del
Lago Pusiano si scrisse ufficialmente per la prima volta nel 1314,
quando si regolarizzò la spartizione del bacino mediante rogito: 2/3
di competenza dell’Arcivescovo di Milano e della sua Mensa per i
bisognosi, 1/3 della Collegiata di San Giovanni Battista di Monza.
Numerosi
cambi di proprietà hanno caratterizzato il Lago nel corso dei
secoli, nel 1483 l’Arcivescovo di Milano concesse l’affitto del
Lago ad una famiglia privata chiedendo però in cambio un canone in
denaro e imponendo l’obbligo di fornire un determinato quantitativo
di pesce alla mensa arcivescovile in tempo di Quaresima. Dal 1588 al
1765 fu di proprietà della la famiglia Carpani.
Per
appannaggio imperiale, il bacino divenne patrimonio napoleonico. Nel
1816 il meccanico Locatelli eseguì il primo esperimento del
“naviglio inaufragabile”, con ogni probabilità una barca dotata
di particolari strumentazioni tecniche che la rendevano
particolarmente resistente in caso di piogge o temporali. Della prova
non restano informazioni scritte. Certo fu che nel 1820 si provò nel
lago il primo battello a vapore d’Italia.
FIUMI
L'Adda
è il più lungo affluente del Po con un percorso che si sviluppa per
313 km. Il suo nome deriva dal celtico e significa acqua corrente. È
il quarto fiume italiano per lunghezza dopo Po, Adige e Tevere.
Attraversa le Province di Sondrio, Como, Lecco, Bergamo, Milano,
Monza e Brianza, Cremona e Lodi. Entra nel Po nella località Brevia
del comune di Castelnuovo Bocca d'Adda, in provincia di Lodi.
Nasce
dal Monte del Ferro nelle Alpi Retiche e si immette presso Colico nel
lago di Como. Le sue acque, dopo aver alimentato questo bacino
lacustre, escono come emissario dall'estremità meridionale del
Lario, nei pressi di Lecco, dove formano i piccoli bacini naturali di
Garlate e di Olginate. Fino a dove riceve il Villoresi fa da confine
est della Brianza. Dopo aver attraversato il territorio del Meratese
si dirige verso Sud ricevendo il fiume Brembo presso Canonica d'Adda
(Bergamo). Il regime dell'Adda è di tipo alpino e viene modulato
naturalmente dal Lago di Como.
Il
Seveso è un fiume a carattere torrentizio lungo 52km il cui corso si
sviluppa interamente nelle provincie di Como, Monza e Brianza e
Milano. Tra Cavallasca e Paderno Dugnano contribuisce a formare il
confine occidentale della Brianza. Il Seveso nasce a Cavallasca, sul
Monte Sasso, in prossimità della frontiera svizzera, a quota 490m.
Scorre coperto fra Bresso e Milano, alla confluenza con il Naviglio
della Martesana, per quasi 9km. In questo tratto riceve il torrente
Molia.
L'attuale
foce nella Martesana è sotto via Melchiorre Gioia all'altezza di via
Giacomo Carissimi. Da porta Nuova, al ponte delle Gabelle, le acque
prendono il nome di Cavo Redefossi.
Il
Seveso fu il primo fiume che i Romani deviarono a Milano: il suo
corso naturale lo portava, provenendo da nordovest, a sfiorare la
città sul suo lato orientale. In epoca repubblicana fu indirizzato
attraverso il Sevesetto ad alimentare la fossa a difesa delle mura
cittadine. Una seconda derivazione fu aperta per alimentare le terme
Erculee e, più tardi, i battisteri della cattedrale. Le acque del
Seveso finivano, attraverso la fossa muraria, alla Vettabbia che
riprendeva l'alveo del fiume a sudest di Milano e terminava nel
Lambro nei pressi di Melegnano.
Quando
la Martesana fu portata fino a Milano (1496), i due corsi d'acqua si
intersecarono. All'intersezione, il Seveso venne incanalato dando
origine alla roggia Gerenzana, ma si avvertì l'esigenza di creare un
canale che potesse scaricare le acque prima che entrassero,
attraverso la conca dell'Incoronata nel naviglio di San Marco,
recapitandole direttamente nella fossa interna più a valle. Lo
scolmatore si chiamò Redefosso, probabilmente dalla contrazione di
retrofossum. Con la costruzione delle mura Spagnole, fu
naturale che il Redefossi le contornasse dal ponte delle Gabelle
(poco a oriente della "nuova" porta Nuova) fino a confluire
nella Vettabbia (a quel punto già uscita dalla fossa interna) nei
pressi di porta Lodovica. La portata aggiunta alla Vettabbia non
trovò però sufficiente sfogo nell'irrigazione dei terreni
circostanti e le esondazioni divennero via via più frequenti.
L'ingegnere
Pietro Parea, ingaggiato da un gruppo di Utenti della Vettabbia,
progettò il prolungamento del Redefossi fino quasi a Melegnano: il
costo dell'opera era elevato, ma con molto realismo il governo
austriaco rispose che la cifra era inferiore a quella sborsata in
occasione delle esondazioni. I lavori iniziarono nel 1783 e furono
terminati nel giro di tre anni. Il percorso era quello odierno fino
alla Vettabbia, prima della sua foce nel Lambro. La copertura e la
tombinatura del Seveso a Milano avvennero gradualmente con
l'espandersi della città. Le prime datarono dalla fine del XIX
secolo e riguardarono il tratto dalla Martesana a porta Nuova,
iniziando dai Bastioni, risalendo fino a via Ponte Seveso e in un
secondo tempo fino al naviglio, in via Melchiorre Gioia.
La
parte più settentrionale del Seveso (porzione montana) è
caratterizzata da pendenze piuttosto rilevanti e da un numero elevato
di piccolissimi affluenti. Scorre rapido tra pareti rocciose in una
valle morenica scavata dal ritirarsi dei ghiacciai dopo l'ultima
glaciazione. Questo tratto, caratterizzato da un ambiente naturale
ben conservato anche per la scarsa pressione abitativa, si conclude
alla confluenza del fosso Lusèrt, prima di Fino Mornasco. Il tratto
centrale del torrente (porzione collinare) è più serpeggiante, con
pendenze meno accentuate.
Nel
tratto finale il fiume scorre con pendenze quasi nulle e sempre in
alveo artificiale. Storicamente, invece, era in questo punto che il
fiume scorreva praticamente al livello del piano di campagna e le sue
acque in caso di piena, avevano l'opportunità di divagare nel piano
circostante.
Il
Lambro è un fiume lungo 130 km. Il nome deriva dal latino Lambrus,
probabile dal greco λαμπρως (lampròs) lucente. Che
anticamente lo fosse, lo conferma il detto milanese ciar com'el
Làmber, limpido come il Lambro. Il fiume nasce dai monti del
gruppo di San Primo (Triangolo lariano), nell'area di Piano Rancio
nel comune di Magreglio, poco a nord del Ghisallo. La sorgente del
Lambro è di tipo carsico ed è chiamata Menaresta poiché mena,
va - porta e resta, rimane. Un serbatoio a sifone sotterraneo
posto nella roccia calcarea si riempie d'acqua a intervalli regolari,
fino a traboccare con un flusso vivace per poi rallentarlo prima di
caricarsi nuovamente; l'intero ciclo dura otto minuti. Dalla
Menaresta un ruscelletto scorre verso Magreglio. Il fiume, che riceve
il suo primo affluente, attraversa con corso rapido la Valassina,
bagnando i centri di Asso, Canzo, Ponte Lambro ed Erba. A Erba si
immette nel lago di Pusiano. Uscito dal lago il fiume riceve da
destra l'emissario del lago di Alserio dopodiché bagna il centro di
Merone. Da qui scorre con andamento tortuoso ai piedi delle colline
moreniche dove raccoglie le acque di svariati rii, rogge e di
laghetti brianzoli, raggiungendo poi la città di Monza. Subito
attraversa l'omonimo parco dividendosi nei pressi della Chiesa del
Carrobiolo in due rami: il Lambro che passa sotto il Ponte dei Leoni,
ed il Lambretto che fu fatto deviare nel XIV secolo dai Visconti per
la difesa della città.
Uscito
da Monza nuovamente con corso riunito, il fiume attraversa Brugherio,
Sesto San Giovanni e Cologno Monzese, poi scorre sotto il
ponte-canale della Martesana ricevendone le eventuali acque in
eccesso ed entra a Milano, percorrendo tutta la periferia orientale.
Attraversa Cascina Gobba, Cimiano, parco Lambro, Lambrate,
Ortica-parcoForlanini, Ponte Lambro e Monluè. Riceve la roggia
Lirone, emissario dell'Idroscalo e alcune altre minori provenienti
dall'est-Milano.
Uscendo
da Milano a Peschiera Borromeo, il Lambro riceve le acque trattate
dal depuratore Milano-est, a monte di Melegnano quelle del colatore
Addetta che ne accrescono artificialmente la portata e, giunto a
Melegnano, quelle della Vettabbia, arricchite più a monte dal Cavo
Redefossi, entrando poi alcuni chilometri a valle in provincia di
Lodi. Con corso più lento il fiume attraversa in seguito la
cittadina di Sant'Angelo Lodigiano ricevendo da destra il Lambro
meridionale. Con portata quasi raddoppiata il fiume prosegue lento
bagnando il centro di San Colombano al Lambro e una volta giunto a
Corte Sant'Andrea (frazione di Senna Lodigiana), confluisce da
sinistra nel Po. Il Lambro ha un regime tipicamente pre-alpino con
massimi di portata autunnali e primaverili e magre estive e
invernali.
Il
Ceppo è un conglomerato di roccia con elementi costituiti
prevalentemente da rocce sedimentarie (come calcari, arenarie,
dolomie, selce) cui si associano graniti, gneiss ed altro.
Caratteristico
del Lambro della Brianza collinare, presenta diversi
sgrottamenti/affioramenti in conseguenza dell'azione fluviale (molto
famosi: l'Orrido di Inverigo e le Grotte di Realdino a Carate
Brianza). Questa roccia è stata nel passato uno dei materiali da
costruzione più usati in Brianza, nonostante fosse all'apparenza
poco adatto per l'impiego in usi nobili. Era infatti sufficientemente
reperibile e a costi competitivi rispetto ad altri materiali; inoltre
era conosciuto per la sua facile lavorabilità, la sua bassa durezza,
la sua capacità di non far salire l'umidità se associato nella
costruzione delle fondamenta degli edifici. Esso è stato comunque
utilizzato anche nei giardini e nei rivestimenti per le facciate di
ville signorili. Per i Mulini si usavano le “puddinghe”, pietre
conglomerate sedimentate come il “ceppo”.
Lettura consigliata:
La nostra terra - Storia di Monza, della Brianza e dei territori limitrofi - AA VV
ll Giorno - Gruppo Bancario Credito Valtellinese - 1996 - 345 pag
Brianza - assaggio di Storia
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