BRIANZA - CUCINA E PRODOTTI
La
cucina brianzola è simile a quella milanese, sebbene più povera. Le
prime notizie storiche riguardanti la cucina brianzola risalgono
verso il 100 d.C., declamando la prelibatezza di funghi e tartufi.
Il
territorio brianteo era poi fin dall'antichità famoso per la
pregevolezza dei vitigni e la bontà dei vini ricavata. Fu a partire
dal 1860-70 che la filossera colpì le piante causando la moria di
centinaia di ettari di vigneti.
Oggi
si cerca di mantenere la tradizione della preparazione dei piatti
tipici che hanno caratterizzato la vita contadina nei secoli scorsi e
riscoprire le colture di prodotti che con il passare dei decenni,
sono stati dimenticati. Fra
i piatti tipici vi sono i salumi, la salsiccia luganega, la polenta
classica, vonscia e pasticciata, il risotto allo zafferano con
l'aggiunta di luganega, il minestrone, la busèca, la cazzuoeula, gli
ossibuchi, la torta paesana utilizzando il pane raffermo.
La vecchia cucina di Brianza si basava sulla vita contadina vissuta
nella curt della cascina. Il contadino trovava la soddisfazione dei
propri bisogni nell’ambito domestico; infatti il nutrimento era fornito
dall’orto attinente la casa e dal rimanente del raccolto, dopo la
consegna della sua parte a decima (tributo) al signore proprietario
terriero e alla chiesa.
Ecco la dieta contadina con
prodotti che si conoscevano nel contratto colonico → farina gialla cotta in pani o
polente, minestre di riso, pasta rara, legumi, verdure, lardo come
condimento. Il pane non era sempre cotto, era preparato dalle
contadine ogni 7/15 gg. Cotto solo fuori a causa di pesi e dimensioni
troppo grandi. I condimenti più comuni erano il sale, il lardo, l'olio di colza o ravizzone,
l'aglio, la cipolla. Raro il burro. Le uova erano scarse poiché si vendevano per
ricavare qualche soldo. La carne era sulla mensa solo durante le festività
religiose. Le poche famiglie meno disagiate allevavano il maiale.
Nella Brianza collinare maggiore vi era una quantità di latte grazie ad alcuni
capi di bestiame; spesso consumato rappreso (cagiada) e con qualche
formaggio.
Spesso la polenta rappresentava
quasi l'unico cibo per tutta la giornata, con potere saziante ma poco
nutriente a causa della carenza di amminoacidi essenziali, ma
soprattutto di niacina, vitamina indispensabile per il nostro
metabolismo, causa di pellagra. Intere popolazioni pur non trovandosi
in regime di monocoltura, si ridussero ad alimentarsi quasi
esclusivamente di mais, ignari del pericolo.
Altri prodotti...
L'orto delle campagne mantiene dall'800 caratteristiche ancora medioevali poiché sono
coltivate piante dalle proprietà curative o aromatiche; spazio per le colture alimentari in grado di fornire calorie per la
scarsa dieta (legumi, fagioli, piselli, zucchine, verze). Pomodori e
peperoni sono coltivati diffusamente dall'800, utilizzando gli angoli
soleggiati dell'orto perimetrale alla cascina. Mais e patate, queste introdotta dalle autorità come
alimento specifico per i contadini che non potevano acquisire il
grano. C'era anche la frutta. Crescevano spontanee molte castagne e
le noci. Più comune era il consumo delle nocciole. Un altro frutto a
disposizione era la mora di gelso. Pere, mele, ciliegie,
prugne e fichi, pur coltivati erano destinati ai proprietari o
inviati al mercato. Restava al contadino solo la frutta tardiva. La
frutta era solo per i giorni di festa.
I
pesci che abitualmente erano consumati sul territorio della Brianza
erano pesci di mare: saracche e merluzzo. Conservati con essiccazione
e salagione si mantenevano a lungo e costavano poco.
Appena
un contadino poteva permetterselo, subito allevava un maiale: era un
investimento per il futuro e un modo per utilizzare i pochi scarti
alimentari che vi potevano essere. La cascina quasi non produceva
rifiuti e il maiale aveva la funzione di nutrirsi delle parti non
commestibili degli alimenti. Vi erano persone che singolarmente o in
società, non avendo spazio o tempo per l'allevamento, affidavano ad
un contadino il compito di allevare per loro conto il maiale, del
quale poi si spartivano i salumi. La macellazione e la successiva
lavorazione erano un rito collettivo, anche per necessità, perché
occorrevano parecchie persone per l'uccisione e la lavorazione del
povero animale, compreso l'esperto nel dosaggio degli ingredienti per
la preparazione dei salumi. Si raccoglieva il sangue in un secchio
che veniva fritto e dato ai presenti. Poi la carcassa era lavata con
acqua bollente e raschiata per eliminare le setole; si toglievano le
interiora. La carne doveva durare per quasi tutto l'anno e dava
sostentamento alla famiglia insieme agli altri prodotti. Spesso si
doveva consegnare ai proprietari; restavano al contadino la testa, la
carcassa, i piedi, il lardo e il grasso. La macellazione avveniva
agli inizi dell'inverno, in modo tale che le basse temperature
favorissero sia la conservazione della carne fresca che la
stagionatura degli insaccati. Si consumavano salumi, oppure grasso da
condimento o carne fresca.
Prova queste due ricette! (Clicca sui nomi per aprire le pagine delle ricette)
Il nome deriva probabilmente dal cucchiaio con cui si mescola (casseou) o
dalla pentola in cui si prepara (casseruola). Un’altra spiegazione vuole
invece che una volta il piatto venisse preparato dagli operai dei
cantieri edili e che il nome derivi dall’attrezzo utilizzato per
mescolarlo durante la cottura, la “cazzuola”.
Questo dolce ha svariati nomi. Non solo torta paesana. È chiamata anche torta di pane, torta di latte o in dialetto torta michelacc (ovvero mica e lacc, pane e latte). È una torta tradizionale tipica di tutta la Brianza e che si usa
portare in tavola in occasione della festa del paese; una ricetta
contadina semplice, povera e di recupero. La filosofia è quella del
riuso, caratteristica delle ricette popolari, dove non si poteva buttare
via nulla.
Vuoi approfondire?
Leggi i miei articoli sul blog di Posti e Pasti!
Scopri la storia dei piatti più conosciuti (Cazzoeula, Torta di Latte, etc..)
Scopri quali sono i prodotti tipici della Brianza e dove trovarli!
Lettura consigliata:
Brianza in Cucina - Storia, Tradizioni e ricette della gastronomia Briantea
AA. VV. -Bellavite/Il Cittadino
2000 - pag 109
Leggi questo libro per conoscere meglio la cucina della Brianza, con le sue ricette!
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